La Corte ha inflitto una nuova condanna al'Italia per violazione dell'articolo 3 in relazione alle vicende del G8 di Genova e del carcere di Asti

Avv. Francesca Servadei - Con sentenza del 26 ottobre 2017, l'Italia ha subito una nuova pesante condanna per tortura: in particolare ad essersi posti in contrasto con l'articolo 3 della Convenzione sarebbero i fatti occorsi nella caserma di Bolzaneto nel 2001 in occasione del G8 e i comportamenti tenuti da alcuni agenti della polizia penitenziaria in danno di soggetti detenuti del carcere di Asti nel 2004.

Ma cosa accadde in tali due circostanze?

La vicenda di Asti del 2004

Alla base della condanna, c'è innanzitutto la vicenda di due detenuti del carcere di Asti che, a seguito di un alterco, erano stati collocati in una cella priva di vetri alle finestre e di lavandino, senza abiti di ricambio, con cibo razionato e con dei letti privi di materassi, lenzuola e coperte. I due erano stati anche sottoposti a violenza fisica quotidiana e la durata dei maltrattamenti si era protratta, in un caso, per 19 giorni e, nell'altro caso, per 6 giorni.

Il Tribunale di Asti aveva proceduto nei confronti dei due agenti a seguito di alcune intercettazioni telefoniche e aveva accertato l'esistenza dei fatti, riconoscendo che dietro ad essi vi era una pratica generalizzata di maltrattamenti riservata a detenuti problematici, realizzata in un contesto di impunità determinato anche alla tolleranza dell'amministrazione penitenziaria.

Gli stessi Giudici avevano, quindi, inquadrato le condotte come tortura (così come indicata nel CAT, ossia nella Convenzione delle Nazioni Unite contro la Tortura), ma non essendoci all'epoca in Italia una legge che puniva tale specifico reato, ai colpevoli furono contestati reati di più lieve entità, come quelli di maltrattamenti aggravati, di lesioni personali, di abuso di autorità contro arrestati o detenuti. Per tali reati, tuttavia, intervenne la prescrizione e, peraltro, per nessun agente di polizia fu applicata la sospensione cautelare dal servizio in corso di causa ma per uno solo di essi fu disposto il licenziamento

, per altri due la sola sospensione e per un quarto il licenziamento seguito, tuttavia, da reintegra.

In merito a tale vicenda, la Cedu ha riconosciuto ai ricorrenti un risarcimento di € 80.000,00 ciascuno, oltre le spese, per il danno non patrimoniale subito.

La vicenda di Bolzaneto del 2004

La vicenda della caserma di Bolzaneto, invece, si colloca all'interno della manifestazione del G8 del 2001. In tale luogo, in particolare, coloro che erano stati arrestati erano stati sottoposti a violenze fisiche (con percosse e addirittura con marchiature a fuoco sulle guance) e psicologiche (attraverso insulti relativi agli orientamenti sessuali, umiliazioni perpetrate durante le visite mediche sanitarie). Agli arrestati, poi, fu negata la possibilità di avvisare parenti e difensori e gli stessi furono privati del cibo e dell'acqua; l'accesso ai servizi igienici fu reso difficoltoso e i loro oggetti personali furono distrutti arbitrariamente.

Anche in questo caso i giudici italiani riconobbero le violenze subite dalle vittime, ma la maggior parte dei reati contestati ai responsabili caddero in prescrizione e alcuni degli imputati poterono beneficiare altresì dell'indulto.

Si tratta, quindi, di un'ulteriore vicenda palesemente in contrasto con l'articolo 3 della CEDU, dalla quale è discesa la condanna, anche in questo caso, a un risarcimento pari a € 80.000,00 per ogni vittima interessata.

Leggi: "G8: Italia condannata di nuovo dall'Europa per tortura"

Avv. Francesca Servadei

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