Una nuova condanna da parte della Corte Europea dei diritti umani per il nostro paese per i fatti del G8 di Bolzaneto

di Gabriella Lax - Gli atti commessi dalle forze dell'ordine a Bolzaneto nei giorni del G8 del 2001 sono stati atti di tortura. L'Italia incassa un'ulteriore condanna da parte della Corte europea dei diritti umani, oltre che per le azioni, secondo i giudici lo Stato non ha condotto un'indagine efficace. I giudici hanno riconosciuto ai ricorrenti danni morali da risarcire con somme che vanno tra i 10mila e gli 85mila euro a testa.

La stessa sentenza ha visto altresì soccombere il nostro Paese poiché alcuni agenti della polizia penitenziaria di Asti, nel 2004, avevano torturato due detenuti.

G8: le violenze subite

Negazione dei diritti fondamentali, come la possibilità di contattare un avvocato, la famiglia, o per gli stranieri i loro consolati, violenze fisiche di ogni genere oltre che minacce. Sono state 59 le persone tutte condotte a Bolzaneto tra il 20 e il 22 luglio 2001 a fare ricorso alla corte di Strasburgo. Alcuni provenienti dalla scuola Diaz, dove avevano già subito numerose violenze che la Corte di Strasburgo ha definito come torture in una sentenza di condanna dell' Italia emessa lo scorso giugno. Undici ricorrenti hanno trovato un accordo col governo italiano che verserà 45mila euro per danni morali e materiali e le spese legali sostenute. I5 restanti, avendo la corte stabilito che sono stati vittime di tortura e che "nonostante gli eccezionali sforzi dei magistrati italiani" nessuno ha passato un solo giorno in carcere per quanto inflitto ai ricorrenti, avranno risarcimenti per danni morali che variano tra i 10 e gli 85 mila euro. La differenza nelle somme dipende da due fattori: la gravità delle torture subite, e il fatto se lo Stato ha già versato oppure no gli indennizzi accordati dai tribunali nazionali.

La sentenza dei giudici di Strasburgo

«I ricorrenti, trattati come oggetti per mano del potere pubblico, hanno vissuto durante tutta la durata della loro detenzione in un luogo 'di non diritto' dove le garanzie più elementari erano state sospese». Queste le parole utilizzate nella sentenza dai giudici di Strasburgo, riportata da Repubblica, a proposito delle torture subite da 48 persone a Bolzaneto. Secondo i giudici «l'insieme dei fatti emersi dimostra che i membri della polizia presenti, gli agenti semplici, e per estensione, la catena di comando, hanno gravemente contravvenuto al loro dovere deontologico primario di proteggere le persone poste sotto la loro sorveglianza».

La sentenza di Strasburgo ha sottolineato come «nessuno ha passato un solo giorno in carcere per quanto inflitto ai ricorrenti», a causa, da un alto dell'impossibilità di identificare gli agenti autori delle violenze, che a Bolzaneto non portavano segni distintivi sulle uniformi, per la mancanza di cooperazione della polizia con la magistratura. In secondo luogo ci sono le «lacune strutturali dell'ordine giuridico italiano» al tempo dei fatti ovvero la mancanza di una norma che prevedeva, ai tempi, il reato di tortura, introdotto solo recentemente nell'ordinamento italiano.


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