Intervista al vicesegretario generale Pietro Paolo Boiano della Dirstat

di Gabriella Lax - «Il nostro sistema tributario è complesso, spesso farraginoso, sicuramente oppressivo. La diagnosi, pur impietosa, ma obiettiva, nasce da cause endogene ed esogene al sistema stesso. Tanto per dire che la fiscalità è già complessa per sua natura, ci mette del suo anche il legislatore che spesso sembra adoperarsi per rendere ancor più complicato il sistema impositivo, il resto lo fanno i cittadini-contribuenti, e assai spesso pure i professionisti che li assistono. E' da qui che bisogna partire sapendo che solo una macchina fiscale efficiente può contrastare efficacemente l'evasione e l'elusione delle tasse e garantire quindi un'equa distribuzione del carico tributario, come prescrive la Costituzione». Parte da queste parole la disamina sull'evasione fiscale e, più in generale, sul sistema tributario di Pietro Paolo Boiano, vicesegretario generale della Dirstat (Federazione indipendente di associazioni e di sindacati operanti nel pubblico impiego dei dirigenti) per le Agenzie Fiscali.

«L'evasione fiscale in Italia ha assunto posizioni non più giustificabili - chiarisce Boiano e parlando dei dati aggiunge che - nell'ultima rilevazione si legge che il 45% degli italiani hanno dichiarato al fisco meno di 15mila euro; e solo il 5,2% più di 50mila. E oltre trecentomila appena 34mila. Un'evasione fiscale di proporzioni enormi. Significa che il ministero delle Finanze funziona malissimo e che le agenzie fiscali che praticamente dalla loro istituzione non hanno saputo "patrimonializzare" un lavoro che andava fatto con una certa esigenza nell'interesse della collettività. Con questi dati quindi noi mettiamo più in evidenza il mal funzionamento della macchina fiscale, determinata principalmente dal fatto che le agenzi e fiscali dalla loro istituzione non hanno fatto mai regolari procedure concorsuali per l'accesso alla dirigenza.

Nella dirigenza pubblica, da circa 20 anni, dalla riforma Bassanini, dalla privatizzazione del rapporto di pubblico impiego, abbiamo una dirigenza sottoposta alla politica che naturalmente determina un caos eccezionale. D'altro canto, con l'istituzione delle agenzie fiscali e da 4 sono a ridotte a due, l'agenzia delle entrate ha incorporato l'agenzia del territorio, funziona malissimo ed i dati sono sotto gli occhi di tutti».

Per Boiano si parte dal presupposto che «Se la Corte dei Conti rileva che gli accertamenti sono carenti è la prova lampante che le disfunzioni esistono, tenuto conto che il malcontento generale con tutta questa situazione nei confronti dei funzionari dipendenti: contratto scaduto dal 2009 e non rinnovato». Specchio di una rendere la macchina fiscale non aderente alla realtà. Si domanda il coordinatore «Come può andare avanti il Paese con un'evasione fiscale di 120 miliardi? I recuperi che vengono fatti, rispetto a queste cifre, sono aria fritta. Adesso il Governo si accinge a fare un'ulteriore sanatoria con tutte le liti pendenti fiscali pagando il 50% rispetto all'accertato. Si va avanti con condoni mettendo in evidenza che il sistema non funziona, tenuto conto che 85% delle entrate tributarie sono solo effettuate attraverso i pagamenti dei lavoratori dipendenti e dei pensionati». Questa è la foto della crisi. «Ma la cosa più grave, che ha creato da circa 15 anni il malcontento generale, è che solo nella pubblica amministrazione non esiste una carriera intermedia tra i dirigenti e gli impiegati. Chiaramente quando mancano i dirigenti vengono nominati questi altri dirigenti "fasulli" - afferma Boiano - le cui nomine sono stata annullate dalla decisione della Corte costituzionale perché sono fatte senza procedure concorsuali. La cosa peggiore è che se nella pubblica amministrazione la carriera intermedia non esiste, surrettiziamente con le posizioni organizzative speciali e con quelle a tempo, nelle agenzie fiscali è stata istituita questa predirigenza a danno di tutta l'altra pubblica amministrazione». La ricetta quale potrebbe essere? «La riforma della Pubblica amministrazione, che prevede la dirigenza a chiamata, è assurda perché l'accesso alla dirigenza, nel rispetto dell'articolo 97 della Costituzione, deve essere fatto con procedure selettive, il che non avviene nelle agenzie fiscali oramai da oltre 15 anni. L'amministrazione finanziaria è la punta di diamante della pubblica amministrazione, se non funziona non può funzionare nulla; il ministero di economia e finanze è quello che determina le entrate, se non ci sono le entrate come si fanno le uscite? Chiaramente per evitare questa grave situazione sarebbe bastato prevedere questa carriera intermedia, il quadro, nella riforma. Dunque la gestione delle macchina fiscale deve ritornare al ministero delle finanze non è possibile che le agenzie fiscali siano feudo del non rispetto delle regole. Serve nella pubblica amministrazione avere una visione completa e non violare le leggi dello Stato. Poichè, col problema dell'evasione fiscale, abbiamo una totale violazione dell'articolo 53 della Costituzione ciascuno deve contribuire in base alle proprie sostanze al mantenimento dello Stato, qua praticamente - chiude Boiano - lo Stato si sta mantenendo coi lavoratori dipendenti e coi pensionati».


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