di Marina Crisafi - La chiesa non deve restituire nulla all'Italia per il mancato pagamento dell'Ici. Ad affermarlo è il tribunale dell'Unione Europea che ha bocciato la richiesta di far pagare agli enti ecclesiastici la "vecchia" tassa di proprietà sugli immobili, diventata Imu nel 2012.
Per il tribunale ha ragione la chiesa a non aver pagato dal 2008 al 2012 e vanno respinti i ricorsi presentati per presunti aiuti di Stato illegali fruiti con le agevolazioni fiscali del Governo agli enti ecclesiastici, giacché coloro che hanno contestato il regime di esenzione non sono "giunti a dimostrare" le distorsioni del mercato e dunque l'incompatibilità dello stesso con le regole europee.
In base alla decisione di Lussemburgo, la chiesa risparmia (secondo le stime dell'Anci) tra i 4 e i 5 miliardi di euro (che quindi non entreranno nelle casse dello Stato italiano) ma la parola fine sulla vicenda è ancora lontana visto che ci sarà il ricorso alla Corte di Giustizia Europea e visto che la decisione di oggi smentisce la commissione europea che invece aveva riconosciuto la violazione delle regole e la natura illecita delle scelte italiane.
La vicenda
Le origini dell'annosa vicenda risalgono al 2006 quando per la prima volta venne contestato il regime di esenzione fiscale concesso agli immobili legati al mondo cattolico. I primi a sollevare obiezioni furono una scuola elementare e un b&b romani e la loro battaglia legale vide l'interessamento e la cura di Maurizio Turco (deputato del partito Radicale) e del fiscalista Carlo Pontesilli.
La vicenda finì, in due occasioni, innanzi alla Commissione Europea, guidata a suo tempo da Barroso, che espresse in entrambi i casi responso negativo. Ma grazie alla produzione di nuovi incartamenti, in seguito, la commissione Barroso si pronunciò nel senso che gli aiuti di Stato alla chiesa erano incompatibili con le regole europee e quindi illegittimi. Si era già arrivati, però, al 2012 e l'Ici divenne Imu, per cui il contenzioso fu chiuso in virtù delle nuove regole istituite dal governo Monti con la nuova tassa che, secondo l'Ue, metteva fine agli aiuti illegali.
La decisione
Il problema però persisteva per il quadriennio 2008-2012, periodo nell'arco del quale cliniche, scuole, alberghi e varie attività commerciali legate alla chiesa non avevano pagato alcunchè in ragione dell'esenzione.
Si chiese pertanto di intervenire in tal senso, ma, ovviamente, i soldi non furono recuperati e la questione finì innanzi al tribunale Ue che oggi ha scritto una nuova pagina nella vicenda.
Per i giudici europei, infatti, pur ritenendoli ammissibili, i ricorsi vanno respinti, in quanto i ricorrenti non sono riusciti a dimostrare l'illegittimità delle decisioni prese nel 2012.
Ma il fatto stesso che i giudici di primo grado abbiano decretato la ricevibilità dei ricorsi consentirà la proponibilità dell'appello alla Corte di Giustizia del Lussemburgo, innanzi alla quale le cose potrebbero ancora una volta cambiare.