La legge italiana non prevede espressamente una normativa che obblighi a dare la precedenza ai soggetti più fragili

di Lucia Izzo - Tutti noi nelle nostre attività quotidiane, sul bus, in Posta, in ospedale o nei negozi abbiamo incontrato avvisi che chiedono di dare la precedenza a donne incinte e invalidi. Un gesto onorevole per tutelare persone fragili, che si affaticano più facilmente e hanno un'indubbia necessità di essere agevolate. Nonostante ciò, questo resta un puro dovere morale in quanto in Italia non esiste alcuna normativa ad hoc che suggella un vero e proprio obbligo di precedenza.


La questione torna agli onori delle cronache dopo che, nei giorni scorsi, è apparso un cartello affisso nel presidio di Largo Rovani della ASL Roma 1 che precisava, "Non esistendo normativa in merito al diritto di precedenza, invalidi e donne in gravidanza verranno accettati allo sportello solo provvisti di numero. Pertanto il diritto di precedenza è a discrezione degli utenti secondo il buon senso e l'umana cortesia".


Un gesto che ha scatenato non poche polemiche e che ha costretto l'ASL a rimuovere il manifesto che "si prestava a fraintendimenti e poteva indurre, involontariamente, a prestare meno riguardo alle persone più fragili", come ha rilevato Adnkronos Salute che ha contattato l'azienda sanitaria locale. 


La questione tuttavia rimane: esiste un vero e proprio diritto di precedenza per donne incinte e disabili? Basta un cartello che invita a concederla per far emergere una pretesa legalmente protetta? A quanto pare la risposta è negativa, la legge italiane tace al riguardo, rimandando tutto al senso civico e morale dei cittadini, che dovrebbe permeare il buon vivere quotidiano, ma che non è sempre un "dono" scontato che appartiene al bagaglio personale di tutti.


Non si può pretendere, in sostanza, che l'avviso affisso in posti pubblici e privati, assurga a nulla di più che mero invito, un puro dovere morale che fa leva sul buon senso e sulla buona educazione, di cui l'odierna società sembra aver dimenticato il valore.


È una questione di civiltà, spesso presidiata più o meno intensamente, ma in base alla mera discrezionalità del luogo in cui ci si trova: dall'Italia sono numerose le segnalazioni di persone affette da disabilità o donne in gravidanza che non ricevono adeguata tutela al proprio diritto di precedenza, da chi ritiene che lo "stato interessante" o una disabilità magari meno evidente non siano un motivo sufficiente "per scavalcare la fila". 


La legge è uguale per tutti, rammentano alcuni, tuttavia l'uguaglianza formale e quella sostanziale sono concetti espressamente valutati dalla nostra Carta Costituzionale: la Repubblica, evidenziano altri, deve intervenire attivamente con norme speciali a favore delle categorie più deboli, per riequilibrare una diseguaglianza esistente, di fatto, tra i vari soggetti e rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale. 


Per ora la legge rimane silenziosa, nonostante da più parti si auspichi un intervento per istituire una vera e propria regola che dia la precedenza a donne incinte e diversamente abili negli uffici pubblici e privati, visto come un momento di crescita culturale e sociale.


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