Vanno risarcite le prestazioni ambulatoriali urgenti che le aziende sanitarie locali non sono in grado di garantire

di Valeria Zeppilli - Purtroppo il servizio sanitario pubblico non sempre funziona come dovrebbe e spesso accade che i malati che hanno bisogno di beneficiare di prestazioni ambulatoriali urgenti si trovano costretti, pur non avendone le risorse, a recarsi in dei centri privati.

A tal proposito il Tribunale di Lecce, con la sentenza numero 5448/2015, ha recentemente chiarito che in simili casi, i pazienti hanno diritto di essere rimborsati delle spese sostenute.

Secondo il giudicante, del resto, il quadro normativo vigente garantisce, almeno con riferimento agli interventi chirurgici, che chi si rivolge a una struttura ospedaliera non convenzionata ha diritto al rimborso delle spese sostenute, anche in assenza di autorizzazione da parte dell'amministrazione di riferimento, quando comunque vi è lo stato di necessità. Tale previsione, per il Tribunale, deve estendersi anche ai casi di prestazioni ambulatoriali urgenti che le aziende sanitarie non siano in grado di garantire.

Nel caso di specie, la Regione Puglia ha quindo dovuto rifondere le somme che i malati oncologici della provincia di Lecce hanno dovuto sostenere per sottoporsi alla Pet-Tac, accertamento che l'Asur locale non era in grado di fornire.

Dato che neanche le strutture pubbliche della zona riuscivano a garantire tempi di attesa compatibili con la malattia seria e ingravescente, l'ente regionale non può far altro che pagare.

La speranza, ora, è quella che tale pronuncia dia la spinta affinché i cittadini, specie quelli gravemente malati, possano trovare nei servizi sanitari pubblici un adeguato ausilio nella lotta contro le loro malattie.

Valeria Zeppilli

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