A seguito della sentenza della Corte costituzionale n. 70/2015 numerosi sindacati e studi legali stanno incitando i pensionati a rivendicare i propri diritti

di Valeria Zeppilli - Come molti sapranno, la contestatissima legge Fornero, tra le altre cose, ha bloccato il meccanismo di rivalutazione automatica delle pensioni superiori a tre volte il trattamento minimo Inps per gli anni 2012 e 2013, senza prevedere per il futuro alcuna modalità di recupero.

Tuttavia, con la sentenza numero 70/2015 la Corte costituzionale ha dichiarato l'incostituzionalità dell'articolo 24, comma 25, del decreto legge numero 201/2011 (convertito nella legge numero 214/2001 cd. Fornero), tanto che oggi numerosissimi sindacati e studi legali hanno iniziato un'intensa propaganda avente ad oggetto l'opportunità di fare ricorso per ottenere il ricalcolo della pensione e il rimborso di quanto non percepito o percepito in minima parte.

A tale ultimo proposito si ricorda infatti che, dopo la sentenza della Consulta, il Governo ha previsto, con il decreto legge numero 65/2015 del 21 maggio, dei rimborsi della pensione solo parziali e limitati esclusivamente ad alcune categorie di pensionati, ovverosia quelli beneficiari di importo da tre a sei volte il minimo della pensione sociale.

In particolare, per gli anni 2012 e 2013 la rivalutazione dei trattamenti pensionistici riconosciuta è stata del 100% solo per le pensioni di importo sino a tre volte il trattamento minimo Inps, mentre è stata del 40%, del 20% o del 10% per quelle di importo compreso, rispettivamente, tra triplo e il quadruplo, tra il quadruplo e il quintuplo e tra il quintuplo e il sestuplo del trattamento minimo Inps.

Per gli anni successivi, poi, il decreto legge ha reinserito la rivalutazione automatica dei trattamenti pensionistici riducendone comunque l'importo.

Tali previsioni, però, non sembrano coerenti con i principi affermati dalla sentenza della Corte costituzionale del 2015 e, così, numerosi sono i pensionati che hanno avviato azioni individuali o preso parte ad azioni collettive per rivendicare i propri diritti.

A questo proposito si segnala che, anche se non tutti ne sono informati, in tal senso è ancora possibile muoversi. Se si intende fare qualcosa, però, è fondamentale provvedervi entro il 2017: il termine di prescrizione, infatti, per i diritti in parola è quello quinquennale.

Valeria Zeppilli

Foto: 123rf.com
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