Grazie ad un emendamento presentato al Famicly Act anche i papà potranno essere protagonisti con le future mamme nella fase più delicata dei controlli prenatali

Il Family act per papà più presenti

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Anche i papà potranno essere protagonisti con le future mamme nella fase più delicata dei controlli prenatali ed accompagnarle, usufruendo di permessi lavorativi. A stabilirlo è un emendamento approvato dalla Commissione affari sociali della Camera dei deputati nel corso dell'esame del disegno di legge delega Family act. L'annuncio arriva da Stefania Mammì, deputata del Movimento 5 Stelle ed è relativo appunto al disegno di legge organico con le misure pensate dal Governo «per sostenere la genitorialità e la funzione sociale ed educativa delle famiglie, contrastare la denatalità, valorizzare la crescita armoniosa delle bambine, dei bambini e dei giovani e favorire la conciliazione della vita familiare con il lavoro, in particolare quello femminile».

Permessi di lavoro per i papà per controlli prenatali

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Nel chiarire le novità dell'emendamento, la deputata spiega che si tratta di un cambiamento rivoluzionario in tema di pari opportunità ossia: il diritto delle donne in gravidanza ad essere accompagnate dal proprio partner, o in sua assenza da un parente, nel corso delle visite ed esami e controlli prenatali, normati dall'articolo 14 del decreto legislativo 151/2001. I papà, gli accompagnatori in questione, potranno usufruire di un apposito permesso lavorativo, nel caso in cui le visite siano previste in orario di lavoro.

Permessi di lavoro per i papà, principio di pari opportunità

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Una scelta che afferma in primis «un principio di pari opportunità tra la donna in gravidanza e il diritto del padre o parente lavoratore, ad essere presente ai controlli prenatali, alle stesse condizioni stabilite per la donna lavoratrice in gravidanza. Ecco un esempio di uno Stato - afferma Mammì - che si prende cura di tutti gli aspetti legati alla maternità. In questo modo il padre potrà condividere tutto il percorso nascita fin dai controlli prenatali, alle stesse condizioni stabilite per la donna lavoratrice in gravidanza. Alla base dei contenuti ci sono le affermazioni dell'Organizzazione Mondiale della Sanità secondo cui «la promozione della salute e del benessere in gravidanza implica il prendersi cura della donna come persona, ossia nella complessità degli aspetti biologici, psicologici e socioaffettivi».

Da questo angolo visuale, secondo la deputata, ben si comprende come «le dinamiche psicologiche ed emotive in gravidanza, soprattutto nelle visite e nei controlli prenatali delle prime settimane, debbano necessariamente essere considerate per il benessere della futura mamma, del nascituro e non solo. Per questo - conclude - ho richiesto di riconoscere il diritto a garantire alle donne in gravidanza, in momenti così delicati come quelli descritti, la presenza di un familiare su cui contare e appoggiarsi».


Foto: 123rf.com
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