Presentato ieri al Viminale il primo Piano nazionale per l'integrazione avente il fine di "garantire una ordinata convivenza civile"

di Gabriella Lax - Conoscenza della lingua, rispetto per la Costituzione, condivisione dei valori fondamentali. Questi sono solo alcuni dei pilastri sui quali si sviluppa il primo Piano per l'integrazione dei migranti presentato ieri al Viminale. Un insieme di diritti e doveri aventi il fine di "garantire una ordinata convivenza civile". Da un lato è previsto l'impegno verso l'Italia, paese ospitante, da parte delle migliaia di immigrati in arrivo, a fronte della protezione internazionale ricevuta, quindi, imparare la lingua italiana, condividere e fare propri i valori previsti nella Costituzione, rispettare le leggi e partecipare alla vita economica, sociale e culturale del Paese. Dall'altro lato, lo Stato si impegna ad assicurare ai rifugiati uguaglianza e pari dignità, libertà di religione, istruzione e formazione, interventi per facilitare l'inclusione nella società, sistemazione alloggiativa e sistema sanitario adeguato.

Piano integrazione migranti: risorse e valori non negoziabili

Il Viminale precisa che i finanziamenti derivano prevalentemente da Fondi europei 2014/2020 («Fondo asilo migrazione e integrazione - Fami, Fondo sociale europeo - Fse, Fondo per lo sviluppo regionale - Fesr), ai quali si sommano «le risorse nazionali che finanziano le attività degli enti territoriali». In cantiere c'è già mezzo miliardo di euro; in arrivo dall'Unione ci sono altri 100 milioni. Il piano, secondo il ministro dell'Interno Marco Minniti, è «uno strumento di attaccamento e responsabilizzazione nei confronti del territorio e della comunità di residenza, che sia il principale anticorpo in grado di prevenire e neutralizzare fenomeni di radicalizzazione». Minniti mette poi alcuni imprescindibili paletti: nell'attuazione del processo ci sono in particolare due valori non negoziabili: laicità dello Stato e rispetto della donna.

Obiettivi primari e soggetti destinatari del piano migranti

Ci sono alcuni obiettivi previsti dal Piano nazionale integrazione prioritari: rendere obbligatoria la partecipazione ai corsi di lingua svolti nei centri di accoglienza: senza la conoscenza della lingua non può esserci, infatti, alcuna integrazione. A tal proposito saranno prioritari formazione linguistica e accesso al sistema di istruzione universalistico e gratuito.

Servirà poi promuovere tirocini di formazione e orientamento all'apprendistato; incentivare la partecipazione al servizio civile nazionale; per questo ai cittadini si chiede la disponibilità a favorire «interventi diretti a facilitare l'inclusione nella società e l'adesione ai suoi valori non negoziabili».

Sul fronte casa, maggiori risorse per promuovere percorsi per l'accesso all'alloggio: per le persone in uscita dai Centri Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) è stabilito il diritto alla casa, affrancando i soggetti grazie all'autonomia abitativa, anche tramite la selezione di annunci immobiliari, la locazione di stanze in appartamenti con connazionali o un supporto economico per l'affitto.

È previsto, inoltre, il potenziamento dei percorsi di socializzazione riservati ai minori e il rafforzamento della rete dei centri per la tutela delle vittime di tratta.

Sotto il profilo sanità, il programma prevede di rendere effettivamente accessibile l'assistenza sanitaria a tutti, soprattutto in relazione alle esigenze di accudimento delle categorie vulnerabili.

Imprescindibile, infine, sarà sostenere il dialogo religioso attuando il Patto per l'Islam a livello locale.

Tra i soggetti istituzionali a cui è delegato l'avvio del processo, oltre al ministero dell'Interno: ci sono i ministeri di Giustizia, Lavoro, Esteri, Istruzione, Salute e Politiche agricole, l'Ufficio nazionale anti discriminazioni razziali (Unar), senza tralasciare le regioni, il Terzo settore e gli enti territoriali.


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