Il governo mantiene lo scudo penale Covid. Non si fida dell'EMA o della Magistratura? O del "nesso causale"?

Campagna vaccinale anti Covid e scudo penale

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La campagna vaccinale anti Covid-19 può attuarsi in virtù delle autorizzazioni EMA (European Medicines Agency) che garantiscono la sicurezza farmaceutica dei sieri anti SARS-CoV-2.

Tali autorizzazioni vengono mostrate ai cittadini per persuaderli dell'affidabilità della campagna vaccinale. Eppure sembra che qualcosa in quelle certificazioni non convinca del tutto il governo e le autorità sanitarie - si potrebbe sospettare - se continuano a tenere in vigore la legge che depenalizza le conseguenze avverse di quei sieri (c.d. "scudo penale", artt 3 e 3-bis, decreto-legge 1° aprile 2021, n. 44, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 maggio 2021, n. 76).

Ma è proprio così? Il legislatore sarebbe così sfacciato da promuovere una campagna vaccinale di cui esso è il primo che non si fida? E lo farebbe pure alla luce del sole senza reazioni politiche? O invece la ragione è altrove?

Questo approfondimento prova a ragionare su alcune ipotesi che rispondano a queste domande.

Si deve per prima cosa riconoscere che la reazione più sdegnata allo scudo penale dovrebbe provenire proprio dall'EMA, che vedrebbe un governo non fidarsi delle sue prescrizioni. Ma non sarebbe l'unica. A risentirsi dello scudo penale sarebbero almeno altri due soggetti, anzi un soggetto ed un concetto: la Magistratura ed il "nesso causale" necessario a creare la connessione tra decesso o lesioni gravi e misure anti covid, tra cui il vaccino.

Ma di chi, tra questi tre, il governo non si fida?

Rifuggiamo sdegnati dall'ipotesi che possa essere la Magistratura, e quindi la scartiamo immediatamente.

Non così velocemente, invece, scartiamo il sospetto che il governo non si fidi di EMA. I governi europei, compreso il nostro, attraverso le istituzioni europee hanno trasferito la pressione dell'emergenza sull'EMA, affinché autorizzasse i vaccini. Garantendosi lo scudo penale, però, il governo si è comportato come quel cliente che fa fretta al costruttore di un ponte e che per questo reputa più prudente assicurarsi contro le responsabilità di un crollo. A prima vista sembrerebbe comprensibile, ma ad un'osservazione più attenta sarebbe irrazionale, visto che i rischi della fretta ricadrebbero anche sul cliente stesso che utilizza l'infrastruttura. Quindi proviamo a scartare anche i sospetti sull'EMA.

Il cerchio sembra stringersi sul terzo imputato, quello con un nome un po' strano che suona complicato, ma allo stesso tempo severo ed autorevole:

Il nesso causale

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Ora, il magistrato a cui il destino riservasse l'ingrato compito di dover risalire la catena delle responsabilità dell'obbligo vaccinale, a partire da un caso accertato di decesso per vaccinazione, troverebbe di fronte a sé una lunga serie: medico vaccinatore, Campagna vaccinale, Ministero della Salute, Governo Italiano, EMA, Commissione Europea, Organizzazione Mondiale della Sanità.

Ma per l'appunto occorre prima individuare un nesso causale tra vaccinazione e decesso. Senza questo primo accertamento, nessun anello della catena può essere accusato di alcuna responsabilità.

Al contrario - e qui sta il punto - un eventuale falso positivo su questo aspetto, vale a dire un giudizio errato di causalità tra somministrazione del siero e decesso, finirebbe per trafiggere uno dopo l'altro tutti i membri della catena, ciascuno per la propria responsabilità, con una sequenza deterministica ineluttabile. Cioè, da un piccolo errore di valutazione iniziale, deriverebbero gravi conseguenze istituzionali. Una circostanza che riconosciamo essere alquanto antipatica, che il legislatore deve avere ponderato attentamente, ritenuto probabile, e dalla quale cerca di sottrarre se stesso e l'Amministrazione Sanitaria.

Dobbiamo riconoscere che senza il nesso causale non esisterebbero la Scienza né la Magistratura. E quindi ci sembrerebbe strano tenere alla sbarra un soggetto così importante, di cui non riusciremmo a fare a meno. Invece, riteniamo che sia proprio questo l'indizio chiave che porta a sospettare di lui, senza però sperare di poterlo condannare.

Se una cosa la troviamo ovunque, come ci capita con il nesso causale che lo troviamo dall'Astronomia al Diritto, e alla Storia, passando per la Medicina, al punto che non riusciamo a fare a meno di pensare che ci sia sempre, e tutte le volte che ci serve, guarda caso è lì, bene, è altamente probabile che quella cosa non ci sia affatto, e che ce la stiamo mettendo noi; in qualche modo ce l'abbiamo appiccicata addosso e ce la portiamo sempre appresso: esiste solo in noi, ma allo stesso tempo è oggettiva; come lo sono le nostre gambe, che appartengono a noi come soggetto e non per questo cessano di essere oggettive.

Nella storia accadde una sola volta che il nesso causale fosse minacciato seriamente nella sua sopravvivenza. Il grave attacco fu sferrato da David Hume, il celebre filosofo scozzese che nel Settecento usando argomenti forti attentò alla reputazione del nesso causale retrocedendolo a mera congettura dietrologica. A sventare la minaccia, arrivò provvidenziale l'intervento di Immanuel Kant, che da perspicace filosofo qual era e combattendo dunque ad armi pari, intuì la gravità - per le conseguenze sulla Scienza - dello scetticismo in cui Hume, "brav'uomo", era sprofondato, e trovò per il nesso causale quel fondamento "soggettivista" menzionato più sopra, che alla Scienza non piaceva, ma che gli permise di sopravvivere, e che quindi accettò obtorto collo.

In questi giorni, alcuni responsabili sanitari si stanno interrogando se non valga la pena smettere di conteggiare come malati covid quei malati privi di sintomi covid che però sono positivi al virus. Iniziativa senz'altro commendevole. Ancora di più lo sarebbe se le stesse persone ci spiegassero come mai fino ad oggi andasse bene conteggiarli proprio in quel modo, così da confrontare le ragioni di allora con quelle di oggi, e mostrare cosa accade quando il "nesso causale" entra in azione: e cioè, la causa che ieri giustificava un provvedimento, oggi può giustificare quello opposto.

Allo stesso modo, se con l'aumento della vaccinazione dovesse osservarsi un peggioramento della salute pubblica, la causa potrebbe in egual misura attribuirsi a: cambiamenti dei criteri di osservazione e giudizio sulla salute pubblica; diminuzione di efficacia del vaccino più veloce dell'aumento dei vaccinati; aumento di perniciosità del virus più veloce della diminuzione dei non vaccinati. Distinguere questi tre casi non è solo un problema scientifico.

Quando poi si tratti di associare un decesso alla somministrazione di un vaccino contro un virus di cui si conosce poco, e che muta rapidamente, chi si trovi a dover determinare il nesso causale tra i due eventi avrebbe pochissime informazioni in mano.

Perché dunque lo scudo penale?

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Riteniamo che il governo ed il legislatore, consci di queste "scivolosità" intrinseche al nesso causale, abbiano concordato di mantenere lo scudo penale non tanto perché animati da sfiducia verso i sieri autorizzati dall'EMA - a cui essi stessi pure si sottopongono - o verso la Magistratura, quanto invece per sfiducia verso il principio di causa/effetto; e ne avrebbero di ben donde, aggiungiamo.

Lo scudo penale, però, non è la soluzione.

Accettare il nesso causale quando è nelle proprie mani, ma rifiutarlo quando finisce in quelle di un magistrato, e non per sfiducia verso la Magistratura, continuiamo a voler credere, ma per sfiducia verso il nesso causale, significa screditarlo definitivamente, e riuscire laddove Hume fallì - visto che non si vedono nuovi Kant all'orizzonte.

Il nesso causale è una categoria formale del pensiero. Impone la sua forma su tutta la nostra esperienza, ma non ne contiene alcuna. Diffidare della sua validità solo quando viene riempito con l'esperienza di un altro equivale a destrutturare l'intera nostra realtà, scardinare le assi che formano il nostro sistema di orientamento. Il nocumento che la nostra società subirebbe da questo comportamento del legislatore sarebbe massimo, e ricadrebbe anche su se stesso, perché senza fiducia oggettiva nel nesso causale, che deve valere sempre, e non quando conviene, non riusciremmo a concettualizzare nulla più del mondo in cui viviamo. Persino la pandemia sparirebbe improvvisamente perché avremmo un caso covid qua, uno là, e nessuna possibilità di collegarli assieme, perché a farlo dovrebbe essere una stessa "causa", che però, senza nesso causale, non si troverebbe mai. E niente pandemia significa niente misure anti pandemia; e niente misure anti pandemia significano anche niente obbligo vaccinale.

Ora, con quale coerenza il governo potrebbe diffidare del concetto di nesso causale in virtù del quale è stato possibile dichiarare la pandemia, che a sua volta gli ha consentito di giustificare l'obbligo vaccinale? La contraddizione sarebbe massima.

Governare è certamente difficile. Ma delle due l'una: o il governo non si fida del nesso causale, e allora rimuova l'obbligo vaccinale, su cui peraltro gravano non pochi punti deboli [1]; o se invece così non fosse, e il governo avesse massima fiducia nella perfezione ed infallibilità del principio della relazione causale, è assolutamente doveroso darne dimostrazione, eliminando lo scudo penale Covid.

Solo chi non abbia la minima idea dei danni che ne discendono può continuare indifferente a ignorare questi problemi.


[1] Pierluigi Tramonte, Obbligo vaccinale anti Covid-19. I punti deboli


Foto: 123rf.com
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