Come si diventa avvocato? Breve guida al difficile percorso per accedere alla professione forense in Italia

Come si diventa avvocato

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L'accesso all'esercizio della professione forense in Italia non è cosa semplice; un percorso che inizia con la scelta della facoltà di Giurisprudenza, prosegue con lo svolgimento della pratica forense, e si conclude con il superamento dell'esame di Stato abilitativo.

  • L'università
  • La pratica forense
  • La pratica ridotta
  • L'esame di abilitazione alla professione

L'università

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La formazione accademica, di necessaria importanza non solo per il bagaglio culturale, bensì per scolpire la forma mentis del futuro professionista, ha inizio con l'iscrizione presso la facoltà (dipartimento) di Giurisprudenza, percorso magistrale a ciclo unico (LMG-01). Il piano di studi ha una durata di 5 anni e si compone di all'incirca 30 esami, di cui per alcuni è previsto lo svolgimento dello scritto preliminare. Il percorso prevede, tout court, lo studio della storia e filosofia del diritto, lo studio di tutte le branche del diritto nazionale, del diritto europeo, e diversi esami di economia. Lo studente, terminato l'iter universitario, ottiene il titolo di dottore in Giurisprudenza; la laurea è già spendibile nella partecipazione ai concorsi pubblici per posizioni di importante rilievo (cat. D).

La pratica forense

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Se si vuol diventare avvocato la laurea è solo il primo passo: bisogna, infatti, adempiere alla pratica forense (L. n. 247/2012) al fine di acquisire quelle capacità necessarie per l'esercizio della libera professione, e per gestire autonomamente uno studio legale.

La pratica classica, ovvero escludendo la frequentazione di una Scuola di specializzazione per le professioni legali, si compone di 2 momenti essenziali e sinergici:

  • il tirocinio professionale presso uno studio legale per almeno 20 ore settimanali (in parte sostituibile da attività che in questa sede non approfondiremo);
  • la frequentazione obbligatoria di un corso di formazione tenuto presso il Consiglio dell'Ordine degli Avvocati o Associazioni forensi dalla durata di 170 ore (D.M. 9 febbraio 2018, n. 17).

La pratica, in via ordinaria, ha una durata di 18 mesi, inizia con la preliminare iscrizione nel Registro Speciale dei Praticanti presso il Consiglio dell'Ordine degli Avvocati del Tribunale ove l'avvocato, ora dominus, è iscritto; si acquisisce, così, la qualifica di Praticante Avvocato. Il tirocinio professionale si compone di 2 parti:

  • l'addestramento sul campo, il P. Avv. ha l'obbligo di presenziare almeno 20 udienze (escluse quelle di mero rinvio) a semestre;
  • collaborare con il dominus nell'attività di scrittura atti, istanze, pareri nonchè, in generale, nello studio dei fascicoli processuali.

Sia le udienze che gli scritti dovranno essere annotati sul libretto della pratica forense che il C.O.A. consegnerà all'atto dell'iscrizione.

Concluso con successo il primo semestre, al P. Avv. è consentito ottenere l'abilitazione al patrocinio: ciò si traduce nel superamento di un ulteriore esame presso il C.O.A. di appartenenza che gli permetterà di patrocinare in sostituzione del dominus in ambito civile di fronte al Tribunale e al Giudice di pace, e in ambito penale, nei procedimenti di competenza del Giudice di pace, in quelli per reati contravvenzionali e in quelli che, in base alle norme vigenti anteriormente alla data di entrata in vigore del decreto legislativo 19 febbraio 1998, n. 51, rientravano nella competenza del pretore (art. 41 L. n.247/2012).

La pratica forense termina con il superamento degli esami intermedi (cadenza 6 mesi) e finale del suddetto corso di formazione, e la verifica del libretto della pratica forense eseguita dal C.O.A.

Si ottiene il certificato di compiuta pratica forense, requisito necessario ai fini dell'iscrizione all'esame di Stato per l'abilitazione all'esercizio della professione.

La pratica ridotta

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In virtù dello stato emergenziale da COVID-19, il d.l. n.22/2020 considera valido il semestre del P. Avv. che non sia riuscito a presenziare il numero minimo di udienze di cui all'art. 8, c. 4, del d.m. n. 70/2016. Inoltre, la durata della pratica forense è ridotta a 16 mesi per coloro che hanno conseguito la laurea in Giurisprudenza nell'ultima sessione dell'anno accademico 2018/19, prorogata al 15 giugno 2020 (art. 101, c. 1, d.l. n. 18/2020).

L'esame di abilitazione alla professione

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L'esame (L. n. 247/2012) si tiene ogni anno nel mese di dicembre, solitamente dal 10 al 12, durante il quale il candidato deve affrontare 3 prove scritte ed 1 prova orale. Le prove scritte hanno ad oggetto:

  • un parere in materia di diritto civile;
  • un parere in materia di diritto penale;
  • la redazione di un atto nella materia che il candidato ritiene di propria competenza (tra amministrativo, civile, penale).

Superato lo scritto, si dovrà sostenere la prova orale su 6 materie scelte preliminarmente dal candidato, di cui è fatto obbligo inserire almeno una procedura, e di cui è obbligatoria la deontologia forense. Superata anche la prova orale, il candidato otterrà il certificato di superato esame necessario ai fini dell'iscrizione all'albo professionale forense.


Foto: 123rf.com
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