L'Unione Nazionale Camere Civili ne contesta la legittimità e l'opportunità. E il Tribunale di Verona ne coglie parimenti l'inidoneità nell'emergenza

di Marino Maglietta - Non si può che apprezzare la meritoria iniziativa dell'Unione Nazionale Camere Civili (UNCC) che, a cura della sua sezione Famiglia, ha elaborato una sorta di piccola guida che riassume e risolve i principali dubbi interpretativi collegati all'emergenza sanitaria e all'applicazione dei decreti governativi che disciplinano i comportamenti dei genitori separati (leggi Rapporti genitori separati e figli: il vademecum degli avvocati civilisti). Tuttavia, il maggior merito dell'UNCC è nell'aver voluto riflettere contestualmente sulla possibilità che le relazioni tra questi e i loro figli vengano gestite diversamente.

In sostanza l'UNCC, non limitandosi a prendere atto passivamente dello stato dell'arte, rileva correttamente l'irrazionalità degli schemi prevalentemente adottati, partendo proprio dalla evitabilità di buona parte degli imbarazzi attuali di fronte alle ragionevoli disposizioni del governo. In altre parole, la prescrizione di trasferire i figli da una abitazione all'altra rispettando il calendario dettato in sentenza ha messo a nudo l'assurdità della diffusissima modalità di contatto che prevede una frequentazione organizzata sui weekend alternati e una pluralità di "visite pomeridiane" sparpagliate e senza pernottamento: tipicamente oltre ai w-e alternati due pomeriggi presso il "genitore non collocatario" quando il w-e è con l'altro e uno quando questi ha i figli con sé nel w-e. Il che comporta otto spostamenti nell'arco di due settimane, mentre con un affidamento paritetico - tipicamente a settimane alternate (la formula caldeggiata dai figli dei separati oggi adulti) - sarebbero solamente due. Un semplice e convincente confronto, che ha indotto l'UNCC a anzitutto a riconoscere l'inidoneità e pericolosità di questa formula nella particolare situazione presente, suggerendo accorpamenti dei momenti di incontro.

Ma le Camere Civili hanno meriti ben maggiori.

In realtà, infatti, la loro presa di distanza non si limita alla situazione contingente, ma mette in atto una contestazione del tutto generale con toni e apprezzamenti progressivamente più radicali. In pratica, cioè, l'UNCC, con l'abilità dei consumati giuristi, - dico e non dico, ma faccio capire tra le righe - manifesta fin dall'inizio del documento il proprio dissenso dalla prassi corrente sia utilizzando le virgolette ogni volta che utilizza termini che non condivide (da genitore "collocatario" a "diritto di visita", a "il cosiddetto "genitore non collocatario" ") sia sottolineandone l'improprietà dell'introduzione mediante giri di parole pesantemente negative che mettono in evidenza le criticità come: "Accade, infatti e non di rado, che il genitore indicato nel provvedimento come "collocatario" ritenga di avere maggiori diritti e tenda spesso ad assumere un atteggiamento impositivo e/o prevaricatore, o che il "non collocatario" non si occupi del figlio o viceversa subisca malamente il comportamento del genitore "collocatario"; o come "la fittizia discriminazione tra collocatario e non collocatario".

Fino a che, mandato in soffitta il vieto e pretestuoso argomento del "ping-pong" e del "pacco postale", l'UNCC prende di petto il problema e boccia esplicitamente la prassi attuale: "... E' dunque più che probabile che il problema abbia una matrice culturale, la cui responsabilità è da individuare all'interno del sistema legale. In altre parole, la discriminazione fra genitori - entrambi affidatari ed entrambi parimenti responsabili della cura, educazione e istruzione dei figli introdotta dall'invenzione del genitore prevalente come figura giuridica - dovrebbe essere fatta cessare, come è avvenuto in molti Tribunali".

Non si può, dunque, che ringraziare l'UNCC per questa coraggiosa presa di posizione, anche se appare ancora presto, purtroppo, a chi scrive, per affermare che i Tribunali virtuosi sono "molti". Certamente lo è, ad ogni modo, il Tribunale di Brindisi, constatata la visibile ispirazione delle Riflessioni alle linee guida di quella sede, rappresentata nella Commissione Famiglia dell'UNCC.

Inoltre, innegabilmente il loro numero appare in crescita, preso atto anche di un recentissimo decreto del Tribunale di Verona (27 marzo 2020, Giudice Est. Raffaella Marzocca, sotto allegato), che sembra venire tempestivamente in soccorso delle tesi delle Camere Civili, quanto meno nell'emergenza.

Questo, infatti, trasforma un affidamento con collocatario (il padre) in un paritetico che prevede il cambio di casa ogni due settimane per tutto il tempo che durerà l'emergenza, senza escludere l'estate. Poi, in effetti, si tornerà all'antico, anziché conservare il nuovo regime. Quest'ultimo aspetto può apparire come un punto debole del decreto, ma va osservato che comunque il provvedimento antecedente era decisamente più avanzato rispetto alla prassi dominante, prevedendo due giornate consecutive infrasettimanali presso il genitore "non collocatario", quando questi non ha il w-e, entrambe con pernottamento. E un pomeriggio isolato nell'altra.

Merita, infine, sottolineare che a Verona il genitore non collocatario è la madre; certamente del tutto idonea e incolpevole, altrimenti la giudice non le avrebbe lasciato i figli per due settimane consecutive.

Poiché la guerra all'affidamento paritetico (anzi, addirittura all'affidamento condiviso, considerato legge da abrogare e oggetto di una petizione in tal senso) è condotta in misura largamente prevalente da gruppi veterofemministi (anche interni al sistema legale), che pretendono di agire "nell'interesse della donna", resta a chi scrive la curiosità di sapere quanto quella madre possa essere felice e soddisfatta della loro tutela.

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