La riforma della prescrizione continua a fare discutere. Ecco le varie posizioni, le proposte in campo e le possibili soluzioni

di Redazione - La riforma della prescrizione non cessa di far discutere il fronte politico e quello giuridico. Protagonista indiscussa anche dei dibattiti nel corso dell'inaugurazione dell'anno giudiziario la riforma entrata in vigore il 1° gennaio scorso, si ricorda ha modificato l'art. 159 del codice penale che, nel regolamentare le ipotesi di sospensione della prescrizione, sancisce oggi che "Il corso della prescrizione rimane altresì sospeso dalla pronunzia della sentenza di primo grado o del decreto di condanna fino alla data di esecutività della sentenza che definisce il giudizio o dell'irrevocabilità del decreto di condanna". La riforma rappresenta un tema molto caldo, dunque, che rischia di far cadere il governo se non si troverà la quadra (invocata anche dal presidente Mattarella) e che vede in contrasto le diverse posizioni.

Facciamo il punto sul dibattito in corso:

Prescrizione: la riforma Bonafede

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La riforma, nei fatti, determina uno stop al decorso della prescrizione dopo il primo grado di giudizio ed è stata fortemente voluta dal Ministro Bonafede che, nonostante le critiche ricevute da più fronti, sta difendendo le proprie posizioni e facendo sapere che non "aprirà" ulteriormente rispetto a quanto già fatto e senz'altro negando qualsiasi rinvio (come proposto da IV) a costo delle dimissioni.

Nell'ultimo vertice di maggioranza del 6 febbraio a palazzo Chigi, infatti, il M5S si è dichiarato pronto a portare in consiglio dei ministri la riforma del processo penale che dovrebbe accelerare al massimo i processi (l'obiettivo è un anno per il primo grado e due per l'appello e la Cassazione, tre anni in tutto) evitando così che lo stop alla prescrizione diventi un processo infinito per gli accusati.

Il lodo Annibali

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Senz'altro non è preso in considerazione dalla maggioranza il c.d. lodo Annibali: un emendamento al Milleproroghe che prevede il rinvio di un anno dell'entrata in vigore della prescrizione, in maniera tale da "prendere tempo" e cercare in questi mesi di trovare una soluzione di compromesso che piaccia a tutti. Il lodo è fermamente difeso dai renziani di Italia Viva che proprio nel corso del vertice hanno fatto sapere che rimarranno fermi sulla "posizione espressa da tutti gli avvocati e dalla maggioranza dei magistrati sulla prescrizione" ritenendo la "proposta di mediazione avanzata da Lucia Annibali con un emendamento al MilleProroghe la soluzione più intelligente per approfondire la discussione con spirito costruttivo" e minacciando se si continuerà "nel muro contro muro" di votare alla Camera prima il lodo Annibali e poi la legge Costa, annunciando anche una proposta di legge a firma Renzi.

Il lodo Conte bis

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A trovare maggior favore, è invece il lodo Conte che, proprio nel corso del vertice del 6 febbraio ha visto raggiungere un accordo sulla prescrizione ma con l'effetto di spaccare la maggioranza (è mancato infatti l'appoggio di Italia Viva che spinge per il lodo Annibali o la legge Costa).

Il lodo (ormai definito "Conte bis") prevede una distinzione netta tra condannati e assolti. Nel primo caso, scatta lo stop del decorrere della prescrizione, nel secondo una sospensione breve. Nello specifico, gli assolti in primo grado vedrebbero continuare a correre la prescrizione, mentre i condannati dopo il primo grado ne vedrebbero lo stop momentaneo. Intanto il processo andrebbe avanti e laddove il condannato subisse una nuova condanna, il blocco della prescrizione diventerebbe definitivo.

La proposta di legge Costa

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La proposta di legge Costa, all'esame della Camera, suggerisce addirittura l'abrogazione della riforma e, quindi, il ritorno dell'articolo 159 del codice penale alla sua vecchia formulazione.

La posizione dell'Unione Camere Penali Italiane

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Tra i più decisi osteggiatori dello stop alla prescrizione vi sono i membri dell'Unione Camere Penali Italiane, che da mesi stanno scendendo in campo con manifestazioni, scioperi e protese contro la riforma, che, secondo la loro posizione, non potrà che determinare un "disastroso aggravio del carico dei ruoli e dunque un ulteriore, paralizzante prolungamento dei tempi di definizione del contenzioso penale, con conseguente violazione del principio costituzionale della ragionevole durata dei processi".

Per l'UCPI, l'unica scelta "seria e responsabile" che dovrebbero compiere il Presidente del Consiglio e la intera maggioranza di governo è quindi quella di abrogare "quella sciagurata riforma della prescrizione, nel rispetto del principio della ragionevole durata del processo, dettato dall'art. 111 della Costituzione".

La posizione di avvocati e giuristi

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Fronte unanime dal lato dell'avvocatura, in protesta anche in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario, per cui occorre giungere a una mediazione sul punto. Per il tramite del Presidente del CNF, Mascherin, gli avvocati fanno sapere di essere contrari all'imputato a vita e alla parte offesa a vita, dichiarando in ogni caso di accontentarsi anche di una sospensione o di un rinvio di uno o due anni della riforma, in attesa che venga varata anche quella che coinvolge l'intero processo penale. E la richiesta è quella di un confronto reale e costruttivo con l'avvocatura.

Ferme le posizioni anche di molti giuristi, tra cui l'avvocato Roberto Cataldi per il quale "la giustizia ha bisogno di interventi chirurgici non di colpi di mannaia". In un'intervista a Il Foglio, il direttore di StudioCataldi.it, ha dichiarato che "l'idea di sospensione della prescrizione sine die è indifendibile", considerato il rischio di far subire agli innocenti e alle loro famiglie "un tormento vita natural durante".

La posizione dell'Associazione Nazionale Magistrati

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Meno netta la posizione dell'ANM, che ha sottolineato il rischio che si producano "squilibri complessivi", che, però, non andrebbero attribuiti né alla riforma in sé, né alla ratio che la ha ispirata.

L'idea dell'Associazione Nazionale Magistrati è quella di "trovare un punto di equilibrio tra le irrinunciabili riforme organiche di un sistema complesso, sapendo percorrere vie che siano in grado di restituire una coerente efficienza al sistema accusatorio".

Cosa succederà ora

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Se non si raggiungerà un accordo nei vari vertici, la battaglia si giocherà in Parlamento dove "pende" appunto l'esame della legge Costa e dove l'esecutivo giallorosso rischia di non avere la maggioranza (vista la posizione di Italia Viva). Ove si raggiungesse l'accordo, l'ipotesi più plausibile è che la riforma (in vigore) venga introdotta per il tramite del decreto Milleproroghe o con un decreto legge. Intanto, lunedì 10 febbraio, secondo quanto annunciato, dovrebbe approdare in Consiglio dei ministri la riforma del processo penale.

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