Gli ordini si appellano al Nucleo centrale segnalando le troppe lacune nell'applicazione pratica dell'equo compenso, per il quale serve una nuova riforma

di Valeria Zeppilli - L'equo compenso per gli avvocati non funziona e a testimoniarlo sono troppi dati: il continuo ribasso degli onorari, le consulenze stragiudiziali non pagate o le spese per domiciliatari a intero carico del legale che se ne avvale, i costi di alcuni adempimenti anticipati dagli avvocati e molto altro ancora.

Ma gli ordini forensi non ci stanno più e stanno passando all'azione.

Interpellato il nucleo

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Infatti, sono circa venti gli Ordini territoriali che si sono rivolti al Nucleo centrale recentemente istituito presso il Ministero della giustizia, segnalando la mancata applicazione delle regole sull'equo compenso.

Le principali criticità

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Le principali criticità che sono emerse dalle predette segnalazioni derivano, sostanzialmente, come riporta Ilsole24ore, dalla resistenza delle parti interessate e dai margini di discrezionalità troppo ampi lasciati dal testo normativo.

Tra gli aspetti segnalati, vi è, ad esempio, l'assegnazione di incarichi di recupero crediti remunerati solo in caso di liquidazione delle spese a carico della parte soccombente.

Un'altra prassi negativa messa in rilievo è quella delle assicurazioni, che assegnano singoli incarichi ai propri fiduciari nella convinzione che, in tal modo, non possa reputarsi sussistente una convenzione e ci si sottragga, quindi, all'applicazione delle regole fissate in proposito dalla normativa in materia di equo compenso.

Infine, possiamo citare le pretese "vessatorie" dei clienti più forti, che pretendono che l'avvocato si faccia carico di tasca propria di alcune spese (come quelle di trasferta) o le anticipi (come quelle per il rilascio copie).

La difesa dell'equo compenso

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Gli avvocati si stanno battendo con forza per la difesa dell'equo compenso, tanto che a luglio è stato istituito presso il Ministero della giustizia il Nucleo centrale, al quale è stato affidato il compito di monitorare l'applicazione delle regole che lo disciplinano (leggi Equo compenso, ok a protocollo tra avvocatura e giustizia).

E l'importanza che riveste la tematica è ben presente anche al nuovo Governo che l'ha subito inserita tra le questioni da affrontare, al fine di evitare che i giovani professionisti siano sfruttati e che si abusi della loro professionalità. In sostanza, è condiviso che gli effetti prodotti dalla legge sull'equo compenso sono stati parziali, a vantaggio delle prassi elusive, e che quindi bisogna intervenire con una nuova riforma.

Valeria Zeppilli

Foto: 123rf.com
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