La Giunta ha detto no all'autorizzazione a procedere contro Salvini. Gli avvocati dei migranti però chiedono i danni e la condanna per violazione della CEDU

di Annamaria Villafrate - Gli avvocati dei migranti della Diciotti, all'indomani del no della Giunta per le autorizzazioni a procedere nei confronti del Ministro Salvini per sequestro di persona, non perdono tempo. Da una parte i legali che si rivolgono al Tribunale di Roma, chiedendo i danni per l'illegittimo trattenimento di una quarantina di migranti sulla nave, dall'altra quelli che, nell'interesse di altri due ricorrono alla Corte Europea dei diritti dell'uomo. L'avere costretto i migranti a restare sulla nave, facendoli vivere in condizioni fisiche e psicologiche precarie per dieci giorni equivale a "tortura e trattamento degradante". Oggi diversi migranti si trovano presso le tendopoli del Baobab, che li ospita e sta fornendo loro l'assistenza legale necessaria per ottenere il risarcimento, molti però hanno già lasciato il nostro paese.

Diciotti: il ricorso art 702-bis c.p.c. al Tribunale di Roma

Incuranti del no espresso dalla Giunta per le autorizzazioni a procedere, una quarantina di migranti della Diciotti si sono rivolti al Foro di Roma, presentando ricorso ex 702 bis cpc (sotto allegato).

Le norme violate

I ricorrenti lamentano di aver subito la violazione arbitraria e ingiustificata della libertà individuale sancita dall'art. 13 della Costituzione, a causa di un comportamento qualificabile come "sequestro di persona".

Con la propria condotta l'autorità politica interna ha inoltre violato l'art. 5 della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo, considerato che il trattenimento dei ricorrenti sulla nave è avvenuto senza alcuna base legale.

Oggetto di contestazione però non è solo il trattenimento forzato sulla nave, ma anche le condizioni precarie in cui i migranti sarebbero stati costretti a vivere per diversi giorni, sottoposti a continui controlli delle forze di polizia e senza possibilità di comunicare con l'esterno.

Le richieste finali

Dopo una lunga esposizione sul diniego di accesso agli atti sancito dalla legge n. 241/1990, i difensori passano alla quantificazione del danno, richiamando la normativa interna e casi giurisprudenziali sui quali si è pronunciata la Corte Europea, per contemperare quanto previsto dal nostro ordinamento e dalla disciplina comunitaria e fornire al giudicante esempi utili ai fini del decidere.

I difensori chiedono quindi che venga accertata e dichiarata la responsabilità del Presidente del Consiglio e del Ministro Salvini e riconosciuto di conseguenza il risarcimento dei danni patiti dai loro assistiti (da un minimo di 1040,00 a 1740,00 euro ciascuno) per l'"illegittimo trattenimento sulla nave Diciotti".

Il ricorso alla Corte Europea

Due migranti però hanno scelto un'altra strada. Hanno deciso di farsi assistere dall'associazione italo-tedesca "Borderline"che ha presentato un ricorso per chiedere alla CEDU la condanna dell'Italia per violazione della Convenzione europea dei diritti dell'uomo.

In questo ricorso, a differenza del precedente, più incentrato sulla privazione della libertà personale, si punta l'accento sul trattamento degradante che i migranti avrebbero subito mentre erano a bordo della nave. Impossibilitati a contattare i propri avvocati e costretti a vivere per diversi giorni in condizioni degradanti dal punto di vista fisico e psicologico, ritengono che il trattamento degradante a cui sono stati sottoposti sia equiparabile alla tortura.

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