Stretta dell'Europa sul copyright online con l'approvazione delle modifiche alla direttiva sul mercato unico digitale da parte della commissione giuridica dell'Europarlamento. Luci e ombre di una riforma controversa

di Marina Crisafi - Una vera e propria tassa sui link, addio agli amati meme (le immagini che spopolano gratis sui social) e agli upload liberi di foto e video sul web. E' questa la stretta in arrivo sui contenuti online, a seguito dell'approvazione da parte della commissione giuridica del parlamento Ue delle modifiche alla direttiva sul mercato unico digitale (Digital Single Market). Una riforma, quella del copyright digitale, che già sta facendo discutere perché sullo stesso piano ci sono due interessi opposti: quello del legislatore di tutelare i diritti intellettuali, quello degli utenti che non vogliono restrizioni sulla rete.

Contenuti protetti e non condivisibili gratuitamente

Di fatto, le nuove norme approvate dall'Eurozona impongono un pagamento per ogni contenuto protetto. E ciò comporterà dunque molta attenzione per i contenuti di Youtube, Instagram, Facebook e così via. Perché qualsiasi video, brano o immagine tutelati da licenza non potranno essere condivisi così semplicemente, tantomeno i meme o le foto.

Tassa sui link

Quanto ai link, invece, si profila all'orizzonte una vera e propria "link tax" per la pubblicazione degli indirizzi web di articoli di giornali e riviste e filtri che blocchino sulle grandi piattaforme contenuti audiovisivi (parzialmente o totalmente) protetti da diritti.

La tassa sui collegamenti ipertestuali dovrà essere pagata agli editori nel momento in cui vengono pubblicati gli indirizzi web e quando l'anteprima del link ingloba un estratto o un riassunto della notizia/articolo.

Link tax per tutelare editori e autori

Innovazioni che, secondo il relatore del provvedimento nella commissione Ue, Alex Voss, sono "doverose", giacchè, "creatori e editori di notizie devono adattarsi al nuovo mondo di Internet come funziona oggi". Spesso, infatti, ricorda l'europarlamentare, editori e autori di notizie, soprattutto "più piccoli - non sono pagati - a causa delle pratiche di potenti piattaforme di condivisione dei contenuti online e aggregatori di notizie". In tal modo, si correggerebbe dunque questo modo di fare sbagliato, applicando un'equa retribuzione per il lavoro svolto a tutti "sia nel mondo fisico che online".

E forse finirebbe anche il "copia e incolla selvaggio" che ormai spopola tristemente sul web. Tutto ciò però rischia di andare a discapito non di chi ci "guadagna" nella pubblicazione dei "link altrui" ma dei semplici utenti.

Intanto, è presto per preoccuparsi, perchè le modifiche approvate dovranno approdare in aula, il prossimo 2 luglio, dove non è detto che vengano confermate.


Foto: 123rf.com
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