Il cuneo fiscale sul costo del lavoro in Italia è al 47,7% il terzo più alto tra i paesi Ocse

di Gabriella Lax - Cuneo fiscale sul costo del lavoro: in Italia è al 47,7%, terzo più alto tra i Paesi Ocse. A riferirlo è la classifica del rapporto 'Taxing Wages', che spiega come, nel nostro Paese, nel 2017 le tasse e i contributi sociali a carico di lavoratore e datore di lavoro erano di oltre 10 punti percentuali sopra la media (35,9%). Peggio fanno soltanto Belgio (53,7%) e Germania (poco sotto il 50%).

Cuneo fiscale sul costo del lavoro, Italia terza dei Paesi Ocse

Secondo l'analisi presentata a Parigi, dal 2000 al 2017 in Italia il cuneo fiscale è aumentato, anche se di poco, per i lavoratori single e diminuito leggermente per i nuclei familiari con due figli ed un unico percettore di reddito (che possono beneficiare delle agevolazioni per i figli a carico).

Nel corso di questi anni di osservazione, il divario tra le due tipologie è aumentato anche in Grecia, Portogallo e Stati Uniti, ed è diminuito nei Paesi Passi, in Norvegia e in Lettonia. Per i lavoratori senza figli, quello dell'Italia è un andamento in controtendenza rispetto alla media Ocse, scesa dal 37% al 35,9%.

Ricordiamo che per cuneo fiscale si intende la differenza tra il costo del lavoro sostenuto dal datore di lavoro e il corrispondente reddito netto che arriva davvero nelle tasche del lavoratore, scevro delle tasse, dunque dell'imposta personale sui redditi e gli oneri sociali e contributivi a carico di entrambe le parti, ma tenendo anche presente qualsiasi forma di agevolazione fiscale. Sostanzialmente equivale alla differenza tra quanto un dipendente costa all'azienda e quanto lo stesso dipendente incassa, netto, in busta paga.

I commenti di Unimpresa, Uniconsum e Cgil

Come riporta Adnkronos, tanti i commenti suscitati dalla diffusione di questi dati.

Per Claudio Pucci, vicepresidente di Unimpresa, è chiaro che serve «una riforma fiscale seria volta alla riduzione delle tasse sulle imprese e pure sulle famiglie. L'Italia è ampiamente sopra la media globale per quanto riguarda il cuneo fiscale e il gap è un fattore di competitività assai penalizzante per il nostro Paese».

Per Massimiliano Dona, presidente dell'Unione Nazionale Consumatori: «Anche se ora i rinnovi stanno arrivando, è di tutta evidenza che vanno cambiate le regole troppe discrezionali che governano l'adeguamento degli stipendi al costo della vita. Serve il ripristino della scala mobile all'inflazione programmata. Altrimenti - continua il presidente dell'Unc - se gli stipendi e le pensioni restano al palo, mentre le tariffe ed il costo della vita salgono, i consumi della famiglie non potranno mai decollare».

Infine per la segretaria confederale della Cgil Gianna Fracassi «bisogna smetterla di parlare di cuneo fiscale in ragione della competizione sul costo del lavoro. Occorre, invece, aumentare le retribuzioni e, in generale, i redditi da lavoro, cominciando col migliorare la qualità, i diritti e le tutele di tutti quei lavoratori e quelle lavoratrici che non ne hanno abbastanza per essere considerati 'dignitosi'. Così facendo aumenterà la qualità anche del nostro sistema produttivo».


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