Il rapporto curato da Confindustria e Cerved mostra il volto di un Mezzogiorno positivo dove crescono le Pmi a ritmi superiori rispetto alla media nazionale

di Gabriella Lax - L'altro volto del Sud è quello delle piccole e medie imprese che crescono a ritmi superiori rispetto alla media nazionale. E' anche vero però che la velocità con cui le imprese del Mezzogiorno tentano di uscire dalla crisi non basta per consolidare la crescita.

A stabilirlo è il rapporto curato da Confindustria e Cerved, con la collaborazione di SRM - Studi e Ricerche per il Mezzogiorno, come riporta ItaliaOggi, presentato qualche giorno fa. La ricetta dunque per sfruttare questo trend positivo, è favorire ulteriormente lo sviluppo delle piccole imprese, migliorare l'accesso al credito, non solo bancario, e sfruttare meglio i fondi europei.

Cresce il numero delle PMI nel Mezzogiorno

Per arrivare a questi dati sono state prese in esame circa 26mila Pmi di capitali tra 10 e 250 addetti, con un fatturato di oltre 130 miliardi di euro e un valore aggiunto di quasi 30 miliardi di euro, poco meno del 10% del Pil meridionale. Una risalita dopo il crollo tra il 2007 e il 2014, quando si è passati da 29mila a meno di 25mila imprese, registrando il -14%). Una risalita in verticale che supera la tendenza nazionale con un +4,1% nel 2016 contro +3,6%. Sempre al sud, è tornato a livelli non preoccupanti il numero delle imprese uscite dal mercato con un netto cali di fallimenti (-25% tra 2016 e 2017), procedure concorsuali (-18%) e chiusure volontarie.

Grandi numeri per i nuovi ingressi con 35mila nuove imprese, considerato che si tratta solitamente di Srl Semplificate e piccolissime imprese, per cui risulta decisiva la sfida del salto dimensionale.

E' in crescita anche il fatturato per le Pmi, ma non abbastanza la redditività. In ripresa i conti economici delle Pmi del Sud con un aumento del fatturato (+2,7%) superiore alla media italiana e analogo ai livelli pre-crisi e il valore aggiunto cresciuto del 4% tra il 2015 e il 2016. Migliora anche la redditività netta: si registra Roe all'8%, rispetto al 7,5% dell'anno precedente, ma inferiore rispetto alla media nazionale che si assesta al 10,2%. Tra il 2015 e il 2016 è in aumento la capitalizzazione delle Pmi meridionali con un +5,3%, e incrementi di 1/3 rispetto ai livelli pre-crisi.

Crescono gli investimenti al Sud

Anche gli investimenti al Sud sono in aumento grazie alle immobilizzazioni materiali che, da un 5,9% del 2015 arrivano all'8,5% del 2016, al di sopra della media nazionale (7,8%). Un dato che sale al 10% in particolari regioni quali Campania, Puglia e Sicilia. Ma non è tutto, perché sembrerebbe un potenziale in crescita ulteriore, se si pensa che le circa 7 mila Pmi meridionali con fondamentali più solidi potrebbero aumentare il proprio indebitamento fino a 9,4 miliardi di euro, mantenendo un livello di rischio molto contenuto: un incremento consistente, pari al 22,4% dell'attivo, che se trasformato in investimenti potrebbe aumentare significativamente la capacità produttiva meridionale.

Gli strumenti per proseguire nella crescita

Secondo le previsioni di Confindustria e Cerved, nel 2018 e nel 2019, fatturato e valore aggiunto delle pmi di capitali del Sud dovrebbero crescere a tassi non molto dissimili da quelli del resto del Paese.

Ci sono misure e strumenti per sostenere la capitalizzazione e la crescita dimensionale: mini-bond, direct lending delle assicurazioni, Oicr; il Fondo italiano d'investimento; il rafforzamento di Aim Italia; l'Ace, gli incentivi per startup e pmi innovative; gli incentivi per favorire l'investimento dei fondi pensione in equity delle pmi e soprattutto i Piani di risparmio a lungo termine (Pir). E poi ancora "Resto al Sud" per favorire la nuova imprenditorialità. Non da ultimi, i fondi europei poi dovrebbero fare la differenza.


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