Gravi le criticità evidenziate dalla relazione finale sull'attività svolta dalla commissione parlamentare d'inchiesta sull'uranio

di Redazione - "Grazie alle penetranti metodologie investigative adottate - la commissione sull'uranio ha scoperto - dietro le rassicuranti dichiarazioni rese dai vertici dell'Amministrazione della Difesa e malgrado gli assordanti silenzi generalmente mantenuti dalle Autorità di Governo pur esplicitamente sollecitate, le sconvolgenti criticità che in Italia e nelle missioni all'estero hanno contribuito a seminare morti e malattie tra i lavoratori militari del nostro Paese". È quanto evidenzia la relazione finale sull'attività svolta dalla commissione parlamentare d'inchiesta sull'uranio, relatore Gian Piero Scanu.

Uranio: la relazione della commissione d'inchiesta

Un'opera che mette in luce "risultati devastanti" e che risulta "preziosa, ove si tenga presente - denuncia la relazione - che malauguratamente non appaiono sistematici gli interventi della magistratura penale a tutela della sicurezza e della salute del personale dell'Amministrazione della Difesa".

Nell'Amministrazione della Difesa - prosegue ancora il testo - "continua a diffondersi un senso d'impunità quanto mai deleterio per il futuro, l'idea che le regole c'erano, ci sono e ci saranno, ma che si potevano, si possono e si potranno violare senza incorrere in effettive responsabilità". Ma quel che è ancora "peggio - si evidenzia è che - dilaga tra le vittime e i loro parenti un altrettanto sconfortante senso di giustizia negata".

"Molteplici e temibili", infine, sono a detta della Commissione "i rischi a cui sono esposti lavoratori e cittadini nelle attività svolte dalle Forze Armate, ma anche dalla Polizia di Stato e dai Vigili del Fuoco".


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