Le conclusioni dell'Avvocato Generale della Corte di giustizia Europea sul caso di un inglese che ha cambiato sesso chiedendo di andare in pensione prima come previsto per le donne

di Redazione - Nata uomo e sposata negli anni '70, aveva poi cambiato sesso diventando donna e al raggiungimento dei 60 anni aveva chiesto di andare in pensione. Ma il Regno Unito glielo ha negato. Questa la vicenda finita davanti alla Corte di giustizia dell'Unione Europea e che, secondo le conclusioni dell'avvocato generale, è illegittima. Chiamato a dirimere la questione, l'avvocato Michal Bobek ha affermato infatti che le condizioni previste dal Regno Unito contrastano con la direttiva dell'Unione sulla parità di trattamento tra donne e uomini.

La vicenda

La vicenda vede protagonista una cittadina britannica transgender, nato nel 1948 come uomo e sposatasi nel 1974. Nel 1995 la stessa si sottoponeva a intervento chirurgico, cambiando sesso, non chiedendo però un certificato per il riconoscimento dell'identità sessuale poiché, all'epoca, una persona sposata che richiedesse quel documento era obbligata a far annullare il matrimonio (atteso che in quel periodo le nozze tra persone dello stesso sesso erano vietate nel Regno Unito). La donna dunque rimaneva legata alla sua compagna e una volta compiuti i 60 anni (età pensionabile per le donne nate prima del 6 aprile 1950) chiedeva la pensione di vecchiaia. La domanda però veniva respinta in mancanza di un certificato completo di riconoscimento dell'identità sessuale che impediva di considerarla come donna per determinare l'età pensionabile.

La questione finiva dunque di fronte alla Supreme Court del Regno Unito, che chiedeva alla Corte di Giustizia se le norme fossero o meno compatibili con la direttiva.

Trans: va in pensione come donna indipendentemente dal matrimonio

Nelle sue conclusioni, l'avvocato generale premette che spetta agli Stati membri determinare le condizioni alle quali è concesso il riconoscimento del mutamento di sesso di una persona. Ciò nonostante, Bobek chiarisce che agli Stati membri è richiesto di rendere l'accesso alla prestazione di cui trattasi indipendente dalla particolare condizione di non essere coniugati.


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