Per accedere alla procedura del rientro volontario dei capitali all'estero occorre dichiarare tutto, anche somme o beni intestati ad ex amanti e poi revocati

di Marina Crisafi - Che al fisco non si possa nascondere nulla è un fatto notorio, ma che bisogna rivelare anche l'esistenza di eventuali amanti, con tanto di nomi e cognomi, è la dimostrazione che la realtà a volte supera l'immaginazione. È quanto sta avvenendo nell'ambito della voluntary disclosure, la nuova procedura del rientro volontario dei patrimoni e dei capitali posseduti all'estero, ormai entrata nel vivo e dalla quale lo Stato conta di incassare fino a 3 miliardi di euro. Chi vuole accedere alle "agevolazioni" sulle sanzioni dalla stessa previste, senza essere perseguito per i reati tributari commessi, dovrà praticamente "confessarsi" col Fisco, anche se ciò può essere motivo di imbarazzo o di veri e propri problemi di coppia.

Come riportato dal quotidiano il Messaggero, infatti, sulla base delle dichiarazioni di un noto tributarista, per l'accesso alla voluntary occorre compilare il c.d. "Formulario A", ossia il documento nel quale bisogna annotare la storia di ogni conto corrente indicando tutti i soggetti autorizzati ad operare. Si tratta di un vero e proprio obbligo gravante sul contribuente, il quale dovrà segnalare all'Agenzia delle Entrate tutti i nominativi che hanno (o hanno avuto) accesso al conto corrente.

Ed ecco, quindi, che insieme ai beni cointestati con ex coniugi e conti a sei zeri che si era dimenticati di possedere, saltano fuori, anche quegli scheletri nell'armadio che tanto ci si era premurati di nascondere, utilizzando il sistema della "procura" sui conti correnti all'estero, per permettere ad "amiche" e "signore" varie di poter pagare in libertà case, macchine, gioielli e beni di lusso senza insospettire il coniuge ignaro.

Certo, la cosa è necessaria per il Fisco che potrà ricostruire integralmente la storia dei movimenti bancari di un determinato soggetto, ma potrà senz'altro tornare utile quale documentazione da esibire in future cause di separazione o divorzio.

E chissà che questo "nodo" emerso nella procedura non possa costituire un freno al rientro dei capitali, da parte di chi pur di non far vuotare il sacco preferisce continuare ad evadere.


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