Accolto il ricorso di una vedova 50enne che, desiderosa di diventare madre

Il tribunale di Bologna ha accolto il ricorso di una vedova 50enne che, desiderosa di diventare madre ha chiesto di poter impiantare gli embrioni congelati di suo marito morto circa quattro anni prima.

Quando il marito era ancora in vita, la coppia aveva già tentato, ma senza successo, la strada della fecondazione assistita. Dato che l'impianto non aveva funzionato, otto embrioni vennero congelati. Poi la malattia del marito aveva fatto desistere la coppia.

Ciò nonostante i due coniugi avevano sempre annualmente riconfermato fino al 2010 la volontà di conservare gli embrioni.


Intervenuta la morte del marito nel nel 2011 la vedova aveva chiesto nuovamente di poter impiantare gli embrioni, ma la direzione del policlinico, sulla base di quanto indica l'art. 5 della legge 40 del 2004, ha ritenuto che non si potesse dar luogo alla richiesta se i genitori non erano entrambi in vita.


Di diverso avviso i giudici bolognesi secondo cui l'ultima dichiarazione del marito di voler conservare gli embrioni, pur non potendo essere considerata come un valido consenso, è pur "una manifestazione di volontà idonea ad escludere che gli embrioni siano in stato di abbandono".

» Vai al testo della legge 40 del 2004 in materia di procreazione medicalmente assistita 








devono essere



Dopo la morte però la donna Ha deciso di non rinunciare all'idea di diventare mamma e si è rivolta così al tribunale di Bologna che, accogliendo il ricorso, ha dato il via libera all'impianto degli embrioni del compianto marito che erano stati congelati congelati 19 anni fa.

In base al provvedimento il policlinico Sant'Orsola dovrà provvedere


Il provvedimento ordina quindi 

dai giudici è arrivato l'ordine al policlinico sant'orsola di provvedere immediatamente al trasferimento degli embrioni prodotti nel 1996. embrioni congelati prima della legge 40 la coppia, sposata dal 1998, due anni prima si era rivolta al centro di fecondazione assistita dell'ospedale. . 


a causa di una malattia dell'uomo i due non riprovarono mai ma confermarono ogni anno, fino al 2010, la volontà di conservarli. nel 2011 la morte del marito e la richiesta dell'impianto determinata ad avere un figlio, la donna chiese di poter impiantare gli embrioni dopo la sua morte. nonostante il nulla osta del comitato di bioetica dell'università, la direzione del policlinico le ha negato la possibilità utilizzando un'interpretazione della legge 40 secondo cui entrambi i genitori devono essere in vita. la battaglia in tribunale nel 2013 la donna presenta il ricorso, rigettato dal tribunale. poi il reclamo viene accolto dal collegio nel 2014, a dicembre: anche se l'ultima dichiarazione del 2010 del marito non si può considerare un "valido consenso" costituisce però "una manifestazione di volontà idonea ad escludere che gli embrioni siano in stato di abbandono". vista l'età non più giovane della donna e la aleatorietà dei risultati - scrivono i giudici - non si può attendere gli esiti di un procedimento civile ordinario. e arriva il sì all'impianto.  cosa prevede la legge 40 la legge 40 del 2004 vieta la crioconservazione di embrioni - se non nel caso in cui la donna, dopo la fecondazione, non possa procedere all'impianto per gravi motivi di salute - e regola anche con linee guida le procedure di fecondazione intraprese prima della sua entrata in vigore. e' questo il caso della coppia: "in caso di embrioni crioconservati, ma non abbandonati, la donna ha sempre il diritto di ottenere il trasferimento".  - See more at: http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/impianto-embrioni-congelati-del-marito-morto-bologna-21ac0337-bd71-4a7d-af35-823649f24659.html


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