I dati Istat certificano una riduzione delle aspettative di vita: nonostante ciò la legge non consente di ridurre l'età pensionabile

Aspettativa di vita, stop alla crescita

[Torna su]

I numeri dell'Istat testimoniano che nel 2020 la pandemia da coronavirus ed il conseguente l'aumento del rischio di mortalità che ne è derivato hanno interrotto il trend in crescita speranza di vita così come accaduto fino 2019. Lo scorso anno, in piena emergenza sanitaria, si è registrata rispetto al 2019 una contrazione pari a 1,2 anni: l'indicatore si è attestato a 82 anni (79,7 anni per gli uomini e 84,4 per le donne) e a livello provinciale la speranza di vita si è ridotta nelle aree del Paese a più alta diffusione del virus durante la fase iniziale dei contagi.

Cambia l'aspettativa di vita ma la legge no

[Torna su]

I numeri dell'Istituto confermano quello che era già emerso nelle prime anticipazioni: la pandemia ha portato ad un crollo senza precedenti dell'attesa di vita a 65 anni nel 2020, pari a 13 mesi in meno a livello nazionale. Contrariamente a questa contrazione invece i requisiti pensionistici di vecchiaia resteranno ugualmente fissi a 67 anni per ancora un due anni o più. Cambiamenti e aggiustamenti che dovrebbero essere consequenziali. Secondo quanto previsto dal sistema pensionistico italiano, per mantenere la spesa in equilibrio, è in essere un meccanismo automatico grazie al quale se si vive più a lungo, si va in pensione dopo.

Logica conseguenza è che, abbassandosi le aspettative di vita, anche l'età pensionabile

dovrebbe diminuire. Così la durata degli anni della pensione resta la stessa e lo Stato deve pagare le pensioni sempre per lo stesso periodo. In caso di salita i requisiti aumentano, con un limite massimo di 3 mesi ogni 2 anni: la residua parte eccedente i 3 mesi, viene recuperata negli incrementi successivi. Se l'attesa di vita scende, i requisiti restano uguali, ma la parte negativa rimarrebbe a credito e verrebbe scontata dagli incrementi successivi.

Pensioni, la mancata riduzione dell'età

[Torna su]

Da quest'anno gli adeguamenti per le aspettative di vita hanno cadenza biennale e sono calcolati, per l'adeguamento dei requisiti di accesso al pensionamento, in misura pari alla differenza tra la media dei valori registrati nei singoli anni del biennio medesimo e la media dei valori registrati nei singoli anni del biennio precedente. Per calcolare il prossimo adeguamento (2023-2024) si valuta la media della speranza di vita (all'età di 65 anni) registrata negli anni 2019 e 2020 confrontandola con la media registrata negli anni 2017 e 2018. Se anche fosse registrata una riduzione della speranza di vita l'età pensionabile nel biennio 2023-2024 resterà pari a 67 anni e la diminuzione sarà trasferita sull'adeguamento successivo (previsto per il 2025) compensando l'eventuale incremento che dovesse presentarsi in tale occasione. La certezza però arriverà coi dati Istat di fine anno.


Foto: 123rf.com
Altri articoli che potrebbero interessarti:
In evidenza oggi: