Partono battaglie legali da un lato, e si insiste, su altri fronti, sulla necessità di dover procedere alla riforma per l'accesso alla professione forense

Esami abilitazione avvocati, ricorso straordinario

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Solo il 35% degli aspiranti avvocati ha superato l'esame scritto di abilitazione alla professione e potrà partecipare all'orale. Questo è il dato controverso da cui partono una serie di iniziative. Prima fra tutte un ricorso straordinario al presidente della Repubblica

contro l'attuale esame di abilitazione forense. È l'idea dell'Aipavv (Associazione italiana praticanti avvocati) che ha dato mandato allo studio legale Leone-Fell. Per l'associazione la percentuale di candidati che hanno superato lo scritto è «nettamente al di sotto delle aspettative e testimonia il fallimento di un sistema di verifica anacronistico e che presta da sempre il fianco a numerose illegittimità». stante la sopravvenuta emergenza covid, secondo Aipavv è stata pregiudicata anche «l'uniformità della procedura di correzione degli elaborati scritti. Infatti diverse commissioni d'esame hanno proceduto alla correzione da remoto mentre in altri casi, e con una tempistica eccessivamente ridotta, la procedura è avvenuta dal vivo». Per l'associazione, ad essere violati sarebbero stati «i principi di trasparenza che dovrebbero uniformare tutte le procedure selettive» perché nel caso dell'esame d'abilitazione forense non è previsto un obbligo di motivazione. Quindi per il presidente dell'associazione Artan Xhepa, i commissari hanno bocciato senza motivare. «Il nostro obiettivo- afferma - non è soltanto tutelare il candidato non ammesso alla prova orale della sessione 2019, bensì è quello di rompere gli schemi antiquari che reggono questa modalità di esame così strutturato».

Il ricorso alla Cedu

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Si pensa anche ad un ricorso collettivo alla Cedu a Lussemburgo, per l'illegittimità costituzionale della norma che disciplina l'accesso alla professione. Illegittimità che riguarderebbe la violazione dei vincoli comunitari sulla libertà di stabilimento e di concorrenza ed il divieto di introduzione di ostacoli ingiustificati all'accesso al lavoro.

Aiga, serve riformare l'esame

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Di un'altra idea sono invece l'Associazione giovani avvocati e la Consulta dei praticanti che già nei mesi passati si erano fatti portatori dell'esigenza di un cambiamento di fondo dell'esame di abilitazione rispetto a come al momento è strutturato. Il presidente dell'Aiga Antonio De Angelis ,come riferisce il Sole 24 Ore, evidenzia «Crediamo che le battaglie debbano essere politiche e non giudiziarie: siamo per la riforma e abbiamo già una proposta concreta che prevede una sola prova per lo scritto e una orale, con l'eliminazione dei pareri». Nessuna parola invece sulle presunte irregolarità relative alla correzione degli scritti: «C'è stato un po' di ritardo nella correzione degli elaborati, noi avevamo chiesto modalità telematiche che in alcuni caso sono state adottate, ma non abbiamo riscontri di anomalie che possano aprire la via ad azioni giudiziarie». a fargli eco la coordinatrice della Consulta dei praticanti Federica Airò Farulla che non considera l'idea di adire i tribunali le Corti interne ed europee, la strada da seguire è il cambiamento dell'esame.

L'esame d'abilitazione potrebbe cambiare

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Alberto Marchesi, presidente della commissione centrale non commenta ricorsi ed azioni giudiziarie prospettati, tuttavia fa una precisazione sulle presunte irregolarità: «Non corrisponde al vero l'accusa di superficialità nelle operazioni di correzione in quanto le singole commissioni si sono attenute a precisi criteri di valutazione, che la commissione centrale ha elaborato e pubblicato prima che si tenessero le prove scritte» Ed infine ricorda che l'idea di modificare le regole d'esame è già al vaglio degli organi competenti.


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