L'Italia registra una diminuzione delle performance nell'economia circolare. Occorre investire nella fiscalità e attuare le politiche europee

di Annamaria Villafrate - Il rapporto nazionale del 2019 sull'economia circolare del Circular Economy network dice che l'indice di circolarità dell'Italia rispetto al 2018 è salito solo di un punto, da 102 a 103.

Rapporto nazionale economia circolare 2019

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Un dato che deve far riflettere anche se, nonostante un evidente rallentamento della crescita e alcune criticità, il bel paese riesce a superare Regno Unito, Germania, Francia e Spagna. Occorre recuperare il terreno perduto, investire più risorse ed energie e semplificare le procedure per attribuire lo status di risorsa ai rifiuti. E' necessario inoltre intervenire sulla fiscalità, ma anche sulla cultura, affinché il modello dell'economia circolare diventi l'unico possibile.

Rallenta la crescita dell'economia circolare italiana

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Nel 2019 l'Italia che punta sull'economia circolare ed ecocompatibile cresce solo di un punto. L'indice di circolarità, che nel 2018 era a 102, dall'inizio del 2019 è fermo a 103. Colpa del mancato recepimento delle politiche europee, che molti Stati Europei invece hanno già attuato.

I decreti attuativi che l'Italia dovrebbe far partire regolano la lavorazione e il successivo utilizzo dei rifiuti, che possono rappresentare il punto di partenza per rilanciare l'economia.

I rifiuti devono acquisire una nuova dignità ed essere considerati come tutte le altre materie prime. Per farlo si devono semplificare le procedure grazie alle quali i rifiuti possono essere sottratti dalle discariche e godere dello status di risorsa, per essere immessi nel processo produttivo.

E' necessario vedere all'economia circolare come a un settore in cui impiegare le energie produttive per rilanciare il paese. Per farlo però è necessario intervenire su più fronti, come la fiscalità e tutta una serie di misure capaci d'incentivare gli investimenti.

Risultati dell'economia circolare

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Nel 2018 l'Italia per ogni chilogrammo di risorsa impiegata è riuscita a generare 3 euro di Pil

surclassando la media europea di 2,24. Il nostro paese è invece al secondo posto, dopo il Regno Unito, per quanto riguarda la produzione di energia per litro di petrolio e al primo per l'impiego delle fonti rinnovabili.

Da qualche anno però questo primato è minacciato dalla diminuzione costante e complessiva dell'utilizzo domestico di fonti rinnovabili. In picchiata anche la raccolta degli abiti usati e il mercato delle riparazioni di capi di abbigliamento, scarpe, orologi, gioielli e piccoli elettrodomestici.

Meglio invece i risultati relativi al riciclo dei rifiuti industriali, settore in cui l'Italia spicca con un 67% rispetto alla media europea del 55%.

Bene anche i dati dei lavoratori impiegati nel mercato del riciclo. L'Italia è in testa con un 2,1% rispetto alla media europea, anche se relativamente ai dati del 2015 (2,6%) è stata registrata una discesa. Un dato in linea con la diminuzione dell'occupazione in generale.

Altri punti dolenti da segnalare riguardano infine alcune aree del territorio, che non riescono a stare al passo con quelle virtuose, a causa dell'assenza di impianti e di ritardi nell'attuazione della politica del riciclo.

Leggi anche la guida Economia circolare


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