Il Conclave laico parte oggi in prima chiamata alle ore dieci con uno scrutinio di circa quattro ore. Si elegge, dopo il settennato di Giorgio Napolitano, il successore alla Presidenza della Repubblica.
Nelle prime tre votazioni il quorum sarà dei due terzi, vale a dire 672 che in teoria e sulla carta Franco Marini già ha.
Per scaramanzia ereditata dai miei nonni campani ho atteso in religioso silenzio il compimento dei giochi partitici per il candidato al Colle. Ne è uscita una soluzione unitaria Bersani-Berlusconi-Monti e Maroni in extremis (senza MoVimento Cinquestelle, però, Sel di Nichi Vendola ed esponenti che fanno capo al Sindaco di Firenze Matteo Renzi, che ha parlato di un "dispetto al Paese"), ma pasticciata ed inciucista, che costituisce un grave regresso verso il passato più buio di questo Paese in sfacelo economico, finanziario, morale, culturale, sociale.
Vanificata la sorpresa lieta dell'elezione della grande Laura Boldrini e di Piero Grasso, si torna al tatticismo: Franco Marini è persona degna, ma mi auguro con tutto il cuore che prevalga un altro ...franco, il Tiratore!
Chi si occupa di arnesi giuridici sa che in Italia oggi c'è un candidato perfetto, quello proposto dalla preziosa (unica) onda di rinnovamento del MoVimento Cinquestelle e privare l'Italia di un Giurista insigne e raffinatissimo come Stefano Rodotà è pura follia: sarebbe l'uomo giusto al posto giusto nel momento giusto.
Un confronto tra Rodotà e Marini è improponibile perché sul ring l'arbitro interromperebbe il match per manifesta disparità tanto prevarrebbe, in modo schiacciante, in qualsiasi primaria presidenziale sull'odierno sfidante. Sarà sufficiente ricordare che l'ex Segretario CISL, figlio di un'altra concezione della politica ed emblema della nomenclatura, è rimasto fuori dal Parlamento che oggi potrebbe eleggerlo Presidente della Repubblica perché gli elettori del centro-sinistra in Abruzzo non hanno affatto gradito la riproposizione di figure di un passato politicista, rifiutandole; ne è rimasta vittima involontaria per i torbidi meccanismi del metodo elettorale del Porcellum Paola Concia che strameritava la conferma. La gente vuole vedere una svolta.
Stamani i nostri centosette (tre delegati delle Regioni, tra cui Umberto Ambrosoli, eccetto la Val d'Aosta, che ne ha uno solo) grandi elettori si prendono la grave di responsabilità di tutto ciò lasciando passare un treno, quello della speranza di rinnovamento e, perché no?!, di entusiasmo per l'Uomo del Diritto di avere Diritti, un treno che non passerà più perché il settennato è lungo. Viviamo giorni decisivi e bui per il futuro di questo triste Paese, avviato su una china pericolosa.
Che lo spirito santo laico illumini i Conclavisti per un altro Francesco I che salga per il cambiamento sul Colle più alto dello Stato quale dodicesimo Presidente della Repubblica.

Ricordo che Stefano Rodotà è professore emerito di Diritto Civile all'Università La Sapienza di Roma, oltre che prestigioso coautore della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea; è molto noto all'estero, ove ha insegnato; è stato Garante per la Privacy; a tacer d'altre numerose opere, cura insieme a Paolo Zatti per l'Editore Giuffrè il fondamentale Trattato di Biodiritto.
Sarebbe il primo Presidente della Repubblica proveniente da una minoranza, quella italo-albanese arbereshe; infatti, la sua famiglia è originaria della Calabria, per la precisione proviene da Santo Stefano Ullano, paesino montano in provincia di Cosenza. E' già stato vicino all'elezione al Colle nella terribile stagione delle stragi mafiose, ma poi si optò per Oscar Luigi Scalfaro.
Post scriptum - Alle h.14:30 vengono resi noti i risultati del primo scrutinio: Presenti e votanti 999 - Marini 521 - Rodotà 240 - Chiamparino 41 - Prodi 14 - Bonino 13 - D'Alema 12 - Napolitano 10 - Finocchiaro 7 - Cancellieri 2 - Monti 2 - disperse 18 - bianche 104 - nulle 15. Per il momento l'inciucio non passa e pare naufragare anche l'ipotesi di un imbarazzante governissimo Bersani-Berlusconi, zeppo di cariatidi di ancient regime, che si profilava nuovamente all'orizzonte. La notizia del mancato quorum per Franco Marini è stata festeggiata in Piazza di Monte Citorio dai manifestanti che sostengono la candidatura di Stefano Rodotà; in piazza esponenti del popolo viola, elettori del Pd in netto dissenso con la linea del segretario del partito Pier Luigi Bersani oltre ai simpatizzanti del MoVimento Cinquestelle di Beppe Grillo; sul blog di quest'ultimo si legge la chiusa del post del leader delle h.14:35: "Arrendetevi. Liberateci per sempre della vostra presenza. Siamo esausti". Intanto, sul sito di Repubblica campeggia la foto di un iscritto che brucia la tessera del Pd.
I cittadini si stanno riprendendo le Istituzioni: non è un'ondata emotiva come cercava di argomentare ieri notte Bruno Vespa dibattendo a Porta a Porta (eccezionalmente senza plastici in studio) con Peter Gomez, che gli replicava, in sostanza, che ...sta cambiando il mondo ma non ve ne siete accorti.
Emblematica la stupefatta dichiarazione del ...giovane turco Stefano Fassina, bersaniano: "non ci aspettavamo una reazione così dal nostro elettorato, ora cercheremo una figura che vada bene al centrosinistra ma che vada oltre ai confini della nostra coalizione. Rodotà non è un nome in grado di trovare la larga convergenza alla quale noi puntiamo". Intanto, Franco Marini, malgrado il bruciante flop, non si ritira dalla corsa al Colle. La coalizione che lo sostiene voterà in gran parte scheda bianca in attesa di riflessioni notturne. Alle h.19:16 vengono resi noti i risultati del secondo scrutinio: Votanti 944 su 1007 - Marini 15 - Rodotà 230 - Chiamparino 90 - Prodi 13 - Bonino 8 - D'Alema 38 - Alessandra Mussolini 15 - "Capitano Ultimo" all'anagrafe Sergio De Caprio 8 - Rosy Bindi 6 - Sibilia 7 - bianche 418 - nulle 10. Oltre all'aumento di D'Alema, sorprende la lievitazione dei consensi all'ex Sindaco di Torino Chiamparino, che potrebbe preludere a qualche chance. L'interessato dissimula.
Per chi avrà votato il grande elettore della Lombardia Ambrosoli? Umberto si è inventato una cosa simpatica, chiedendo ai suoi elettori lombardi chi volessero che assumesse la carica di Capo dello Stato; poi, tenendo in tasca i nove nomi dei prescelti alle sue personali consultazioni, ha preso l'aereo, un po' emozionato, per la Capitale: per la cronaca, Franco Marini nella lista non c'era e, quindi, Ambrosoli non l'avra votato di sicuro, mentre Stefano Rodotà sì (oltre ad altri sontuosi esponenti come Milena Gabanelli, Laura Boldrini, Gustavo Zagrebelsky, Carlo Petrini).
Si dimostra donna con le antenne ben dritte Alessandra Moretti, volto nuovo del PD: è colei che più si è spesa in sede di primarie del centro-sinistra nella scuderia di Bersani; colpo di scena direbbe Mike Bongiorno: la Moretti non ha votato il prescelto del suo mentore! "Non credo che la ricerca sacrosanta di un'ampia intesa per l'elezione del Presidente della Repubblica possa avvenire a spese dell'unità del Partito Democratico, né penso che si possano ignorare le voci di dissenso che salgono dal Paese".
Davvero un punto di merito alla deputata veneta in un giorno nero per la sua corrente di appartenenza, che pareva stesse eleggendo l'amministratore di un condominio su Marte invece che il Presidente della Repubblica di tutti noi per sette anni. Ho saputo che anche Irene Manzi, ...deputata della mia terra (eletta a Macerata ove opero) si è dissociata dalle suicide indicazioni del suo Segretario, pur essendo dell'ala bersaniana: c'è da andare orgogliosi di queste parlamentari! Se poi fanno uno sforzo ulteriore e votano Rodotà invece che scheda bianca, meglio ancora ...
In conclusione di questa cronaca semiseria ed abborracciata: doppia fumata nera; l'unica cosa bella del 18 aprile 2013 di Pier Luigi Bersani, reduce da un pomeriggio trascorso fianco a fianco di Angelino Alfano, quasi avvinghiati, è la cravatta: molto brillante, di un bel rosso granata a pallini. Come quelli che hanno sparato i franchi tiratori al suo candidato.
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