Gli episodi di violenza si sarebbero verificati in piena pandemia nell'aprile 2020, dopo le proteste dei detenuti che chiedevano mascherine e presidi anti contagio

Carcere di Santa Maria Capua Vetere, i fatti del 6 aprile 2020

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Mancanza di senso di umanità e violazione e oltraggio alla dignità della persona dei detenuti, oltre che alla stessa divisa da agenti penitenziari. Fermo restando le indagini in corso, la ministra alla giustizia, Marta Cartabia, interviene duramente sui fatti che si sono verificati il 6 aprile 2020 nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. Ma cosa sarebbe accaduto in quel drammatico giorno nell'istituto penitenziario? Già da inizio aprile i detenuti chiedevano gel disinfettanti e presidi sanitari di protezione per ridurre il rischio di diffusione del coronavirus. Si era infatti diffusa la notizia che addetto alla distribuzione della spesa fosse stato messo in isolamento, con febbre alta e altri sintomi, e che in seguito fosse risultato positivo al coronavirus. La protesta si intensificò il 5 aprile. Il sei aprile partì la controffensiva, quella che voleva essere la risposta e che, nelle carte, la magistratura qualifica come «perquisizioni personali arbitrarie e abusi di autorità». Quello che era stata definita "perquisizione straordinaria generale" si rivelò una violenta rappresaglia nei confronti dei detenuti e durò circa quattro ore.

Carcere di Santa Maria Capua Vetere, le indagini

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Secondo i numeri delle indagini all'operazione parteciparono 283 agenti, 144 dei quali provenivano dal carcere di Secondigliano, che si sta tentando di identificare, considerato che avevano il volto coperto. L'indagine era partita da un esposto presentato dal Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale, dopo le tante denunce presentate dai familiari delle persone detenute. Le indagini hanno portato all'emissione da parte della procura di Santa Maria C.V. di un'ordinanza a carico di 52 persone, con l'arresto in carcere per 8 persone, 18 ai domiciliari e 23 misure interdittive con sospensione dal pubblico ufficio.

Cartabia: «Serve attivarsi perché fatti così non si ripetano»

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«Di fronte a fatti di una tale gravità non basta una condanna a parole. Occorre attivarsi per comprenderne e rimuoverne le cause. Occorre attivarsi perché fatti così non si ripetano». Ha evidenziato la ministra Cartabia. La stessa Guardasigilli ha richiesto «un rapporto completo su ogni passaggio di informazione e sull'intera catena di responsabilità, che ci auguriamo isolata, una verifica a più ampio raggio, in sinergia con il Capo del Dap, con il Garante nazionale delle persone private della libertà e con tutte le articolazioni istituzionali, specie dopo quest'ultimo difficilissimo anno, vissuto negli istituti penitenziari con un altissimo livello di tensione». Per Cartabia si è trattato «Un'offesa e un oltraggio alla dignità della persona dei detenuti e anche a quella divisa che ogni donna e ogni uomo della Polizia Penitenziaria deve portare con onore, per il difficile, fondamentale e delicato compito che è chiamato a svolgere». A cui si aggiunge un tradimento della Costituzione: l'art.27 esplicitamente richiama il "senso di umanità", che deve connotare ogni momento di vita in ogni istituto penitenziario.


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