La presidente del Cnf ha parlato della necessità non solo di interventi urgenti, ma di una riforma complessiva e ha ricordato le proposte presentate al Governo

Guardasigilli, i nomi dei papabili

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Quella della giustizia civile è una delle riforme che dovrebbe intraprendere il futuro Governo Draghi. Certo e molto dipenderà dal nome del nuovo ministro alla Giustizia che a breve dovrebbe essere "svelato". La scelta segnerà discontinuità o meno nel cammino intrapreso finora. I nomi che si fanno, in caso di mancata conferma dell'attuale guardasigilli, Alfonso Bonafede, sono due. Entrambe personalità di grande fama: in primis, Marta Cartabia, prima donna ad essere eletta presidente della Corte costituzionale e poi Paola Severino, ex ministro, divenuta famosa l'omonima legge che prevede l'incandidabilità in seguito a condanne per delitti non colposi.

Riforma della giustizia, la spinta del Cnf

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Sul fronte delle riforma della giustizia che, insieme al Fisco ed al piano vaccinale, sarebbe uno dei primi obiettivi del programma di governo del Presidente incaricato Mario Draghi, c'è da registrare un importante endorsement da parte di Maria Masi, presidente del consiglio nazionale forense. La numero uno del Cnf, in un'intervista rilasciata all'Agi, ha parlato della necessità non solo di interventi urgenti, ma di «una riforma complessiva, che non può intervenire ed esaurirsi solo sul codice e sulle procedure, ma deve mirare ad un nuovo e rinnovato approccio al sistema». Un approccio chiaro poiché «I termini di efficacia ed efficienza, la coerenza degli obiettivi, il bilanciamento degli interessi, la necessità e l'esigenza di digitalizzazione sono premesse tutte applicabili a una proposta seria di riforma e vanno declinate in maniera giusta: dietro numeri e statistiche vi sono sempre le esigenze di tutela dei cittadini».

Piano nazionale di ripresa e resilienza, le proposte del Cnf

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La presidente ha poi richiamato le proposte del Cnf in relazione al "Piano nazionale di ripresa e resilienza", di cui sono al corrente Governo ed al Ministro della giustizia e che prevedono «semplificazione del quadro normativo esistente» e una necessaria svolta nell'organizzazione dei tribunali verso un modello di manageriale, in modo da affrontare con armi nuove alcuni problemi mai risolti della giustizia civile come «lo smaltimento dell'arretrato e i tempi mediamente lunghi dei processi».


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