Il paradosso è che la decisione della Consulta arriva nello stesso giorno dell'affidamento ad Autostrade della gestione della nuova struttura, almeno fino alla revoca della concessione

Ponte Morandi, le disposizioni del decreto Genova

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La Corte costituzionale ha deciso sulla vicenda relativa al Ponte Morandi che non è illegittimo estromettere Autostrade spa (e le sue controllate) dalla ricostruzione. Si resta in attesa del deposito della sentenza. Il paradosso è che la decisione arriva nello stesso giorno dell'affidamento ad Autostrade della gestione del nuovo Ponte di Genova, almeno fino alla revoca della concessione.

Al vaglio della Consulta sono passate le questioni sollevate dal Tar Liguria. Come in premessa chiarisce la Consulta, le disposizioni del Decreto legge n. 109 del 2018 (cosiddetto Decreto Genova), emanato dopo il crollo del Ponte Morandi, hanno stabilito, in primis, che siano affidate a un commissario straordinario le attività volte alla demolizione integrale e alla ricostruzione del Ponte nonché all'espropriazione delle aree a ciò necessarie. Inoltre, è stato demandato al commissario di individuare le imprese affidatarie, precludendogli di rivolgersi alla concessionaria Autostrade Spa (Aspi) e alle società da essa controllate o con essa collegate. Infine, il Decreto impugnato ha obbligato Aspi a far fronte ai costi della ricostruzione e degli espropri.

Ponte Morandi, i ricorsi

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La Corte costituzionale si ritrova al tavolo un ricorso dal titolo "Aspi contro la presidenza del Consiglio dei ministri e altri undici". E tra gli undici c'è la struttura commissariale, presieduta dal sindaco di Genova Marco Bucci, commissario per la ricostruzione del ponte Morandi.

Per i giudici del Tar sussisteva «un contrasto con i principi di separazione dei poteri, di difesa e del giusto processo, nonché del complesso delle disposizioni censurate con il principio di proporzionalità». In questo senso dunque «l'esclusione della società concessionaria dalle attività in questione costituirebbe una restrizione della libertà di iniziativa economica in contrasto con l'articolo 41 della Costituzione».

Ancora, l'esclusione di Aspi sarebbe stata decisa in assenza di qualsiasi responsabilità accertata processualmente della società nel crollo, se si considera che l'inchiesta della procura non era neanche all'udienza preliminare . Con il decreto a detta dei giudici, il legislatore avrebbe«"alterato il complesso di diritti e obblighi attribuiti alla ricorrente Aspi dalla Convenzione unica». Sulla base di queste considerazioni giuridiche il Tar ha sospeso il giudizio sul ricorso perché ha ritenuto «rilevante e non manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale».

Ponte Morandi, la ratio della decisione della Consulta

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La Consulta ha ritenuto non fondate le questioni relative all'esclusione legislativa di Aspi dalla procedura negoziata volta alla scelta delle imprese alle quali affidare le opere di demolizione e di ricostruzione. La decisione stabilita nel decreto dal legislatore di non affidare ad Autostrade la ricostruzione del Ponte è dovuta alla eccezionale gravità della situazione che lo ha indotto, in via precauzionale, a non affidare i lavori alla società poiché era incaricata della manutenzione del Ponte stesso.

Stesso iter decisionale ha imprese collegate ad Aspi e quelle concernenti l'obbligo della concessionaria di far fronte alle spese di ricostruzione del Ponte e di esproprio delle aree interessate motivato la Corte nel dichiarare inammissibili le questioni sull'analoga esclusione.

Il controsenso del Ponte Morandi: ad Aspi la gestione del nuovo

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In particolar modo è stata «L'eccezionale gravità della situazione» a giustificare l'esclusione di Aspi dai lavori per la ricostruzione del ponte di Genova. Così la Consulta ha respinto i 6 ricorsi del Tar della Liguria che aveva sollevato dubbi di costituzionalità in relazione all'articolo 41 della Costituzione (libertà dell'iniziativa economica) per l'esclusione di Aspi dalla ricostruzione del Morandi, il cui crollo provocò la morte di 43 persone. Aspi si era rivolta al Tar per lamentare la violazione di diritti fino a ledere quelli garantiti dalla Costituzione. In prima linea veniva annoverato il mancato rispetto della Convenzione fra Stato e concessionaria.

La beffa però è che la sentenza della Consulta arriva nel giorno in cui alla stessa Aspi viene data la gestione del nuovo ponte di Genova, almeno fino alla possibile revoca della concessione.

Decisione della Consulta, Conte: «Evitiamo situazione paradossale»

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Dopo la decisione della Corte non si sono fatte attendere le reazioni. il primo commento del premier Giuseppe Conte: «Ci conforta che la Corte costituzionale abbia confermato la piena legittimità costituzionale della soluzione normativa che venne a suo tempo elaborata dal governo». E poi ha aggiunto «Io sono stato molto chiaro, ho detto che questo dossier va chiuso. Io ho già detto ai ministri più direttamente competenti che mi aspetto di chiudere ad horas o comunque a fine settimana. Dobbiamo evitare una situazione paradossale, dobbiamo chiarire questo passaggio. Finché il concessionario è Autostrade il ponte non può che essere automaticamente gestito da Autostrade». Esulta il Movimento 5 Stelle e definisce «non illegittimo» il decreto Genova che ha escluso Autostrade dai lavori di ricostruzione del ponte sul Polcevera. «La Consulta - spiega in una nota il ministro degli esteri Luigi Di Maio - ci ha dato ragione, non era illegittimo estromettere i Benetton dalla ricostruzione del Ponte di Genova, il nostro decreto andava bene. Un grazie, doveroso, a Danilo Toninelli che ha sempre dato il massimo per la ricostruzione del Ponte. Adesso pensiamo a fare giustizia per le famiglie delle 43 vittime».


Foto: By Michele Ferraris [CC BY-SA 4.0 (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0)], from Wikimedia Commons
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