Conseguenze penali, ma anche sequestro auto per chi viola i divieti di spostamento. È l'orientamento della Procura di Parma che anche la giurisprudenza della Corte di Cassazione parrebbe avvalorare

di Lucia Izzo - Chi non rispetta il divieto di spostamento previsto dalla normativa anti-coronavirus potrebbe rischiare, a certe condizioni, il sequestro dell'auto utilizzata per andarsene in giro senza un valido motivo.

È questa la conclusione a cui è giunta la Procura di Parma che, con la direttiva n. 5/2020 del 16 marzo (sotto allegata) ha fornito istruzioni operative alle autorità di zona in relazione alla normativa emergenziale che in questi giorni è stata attivata per il contenimento della diffusione del Coronavirus.

La direttiva della Procura di Parma

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Il provvedimento, a firma del Procuratore Alfonso D'Avino, rientra in quelle indicazioni che le Procure hanno la prassi di fornire alle forze dell'ordine presenti nel territorio per meglio orientare il loro lavoro, soprattutto in presenza di una novità normative importanti come, per l'appunto, quelle dettate per contrastare la diffusione del Coronavirus. Non di rado, questi provvedimento hanno l'effetto di contribuiscono ad orientare gli addetti ai lavori anche nel resto d'Italia.

Il testo, di ben 15 pagine, prende atto delle disposizioni attuative che sono state emanate per fronte all'emergenza e analizza nel dettaglio gli obblighi e i divieti imposti, tra cui quello di spostamento per tutti i cittadini, salvo che per comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessita, o spostamenti per motivi di salute. Si rammenta come debba essere l'interessato a dover dimostrare, mediante autodichiarazione, la sussistenza di situazioni che giustificano lo spostamento in presenza di controlli da parte delle Forze dell'ordine.

Si tratta di divieti dalla cui violazione scaturiscono conseguenze anche penali, ai sensi dell'art. 650 c.p., salvo che il fatto non costituisca più grave reato. Ma non è tutto, la Procura di Parma ritiene che, a certe condizioni, sia percorribile anche la strada del sequestro preventivo dell'auto utilizzata per gli spostamenti.

Sequestro auto e pertinenzialità

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Il nodo essenziale da sciogliere, si legge nella direttiva, riguarda la pertinenzialità dell'oggetto (in questo caso l'auto, o la moto) rispetto al reato, in quanto il sequestro mira a colpire la cosa pertinente al reato.

A tal proposito si richiama la giurisprudenza in argomento che, però, non è sempre stata univoca. La Procura, tuttavia, prende a riferimento quanto da ultimo affermato dalla Suprema Corte (cfr. Cass., sent. n. 42129/2019) secondo cui deve trattarsi di un legame funzionale essenziale, e non meramente occasionale, fra il bene e la possibile commissione di ulteriore reati o l'aggravamento o la prosecuzione di quello per cui si procede.

Nel caso dell'inosservanza del provvedimento dell'autorità che vieta lo spostamento al di fuori dei casi tassativamente indicati, la Procura ritiene che l'auto (o la moto) non costituisca strumento occasionale di commissione del reato, bensì strumento essenziale, nel senso che è proprio grazie all'auto che il reato viene commesso, trattandosi del mezzo attraverso il quale lo spostamento illecito viene attuato.

Ovviamente, si ritiene che l'applicazione della misura vada limitata ai casi obiettivi di spostamento illecito, qual è certamente lo spostamento fuori comune per il quale il controllato non fornisce una giustificazione in linea con l'obiettivo della legge.

E per evitare aggravi superflui per l'erario, la Procura parmense ritiene opportuno che, qualora la forza di polizia intervenuta ritenga vada disposto il sequestro preventivo dell'auto, quest'ultima venga affidata in custodia allo stesso contravventore che, ovviamente, non potrà più utilizzarlo.

Procura Lodi: ipotesi sequestro auto per chi viola regole

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Sulla stessa lunghezza d'onde anche la procura di Lodi. Se si violano i controlli decisi per arginare la diffusione da Coronavirus si "commette un reato e non un semplice illecito amministrativo" spiega il procuratore di Lodi, Domenico Chiaro, ad Adnkronos. "Probabilmente l'erroneo riferimento che qualcuno ha fatto alla 'multa' che si poteva rischiare, ha indotto molti a pensare che si trattasse di un semplice illecito amministrativo - chiarisce, aggiungendo che - invece si tratta di una violazione penale cioè di un vero e proprio reato". In questi giorni "iscriviamo decine e decine di procedimenti penali con tanto di nomina di difensore di ufficio che poi comunque, a prescindere da come vadano le cose, andrà pagato", prosegue il capo della procura di Lodi, uno dei territori più colpiti dalla pandemia. "Fino a giovedì scorso erano 77 le iscrizioni e in un caso oltre che per il reato di cui all'articolo 650 del codice penale si è iscritto un procedimento anche per il reato di epidemia colposa perché si trattava di un malato che è voluto uscire dall'ospedale contro il parere dei medici ed era in giro violando la quarantena" continua Chiaro.

"In questi ultimi giorni stiamo valutando se ipotizzare - anzichè la violazione dell'art. 650 c.p. - quella dell'articolo 360 del Regio decreto n.1265/34 (cosiddetto Testo unico delle leggi sanitarie), che prevede la pena detentiva insieme a quella pecuniaria. Ciò significa che potrebbe trattarsi di un reato non estinguibile tramite oblazione come qualcuno ha detto per l'articolo 650, senza però considerare, in questo caso, che, ove ritenga comunque grave il fatto, il giudice può sempre rigettare l'istanza", ovvero non dar luogo all'estinzione del reato.

Inoltre, annuncia il procuratore all'agenzia: "Stiamo valutando se rendere più dura la risposta sanzionatoria invitando le forze dell'ordine a fare il sequestro preventivo dell'auto nel caso la persona si sposti senza adeguata giustificazione". Strette che si rendono necessarie di fronte a un "numero di morti che supera la più cupa previsione" e che "impone uno sforzo a beneficio di noi stessi".

Scarica pdf Procura di Parma Direttiva n. 5/2020

Foto: 123rf.com
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