Una radiografia della comunità familiare scandagliata nella sua importanza socio-economico-culturale alla luce del quadro giuridico della Carta fondamentale

Oggi molte famiglie sono in crisi, lacerate o distrutte da vari eventi. La famiglia può fallire ma non finire perché è la costituzione della persona, di ogni persona.

Il bioeticista Paolo Marino Cattorini si chiede: "Che cos'è la famiglia? Qual è la famiglia vera? Che cosa la tiene unita? Il passato comune, gli affetti, oppure la speranza in che cosa? Nel successo, nella salute, in figli sani e intelligenti? Oppure in una comunità aperta e accogliente, in una società che sia famiglia delle famiglie e che trasformi i clan avversari in alleati affidabili e generosi? […] una famiglia affettiva, dove i legami di sangue contano ben poco rispetto alla scelta di stare assieme. È un'apologia dei rapporti d'elezione, non subìti per imposizioni genetiche, ma disegnati dal caso e poi confermati nella libertà. Non è sempre l'amore che cementa queste relazioni, ma una complicità furbesca e goffa, e un gusto testardo di reinventarsi ogni giorno da capo, costruendo un riparo dall'invadenza sociale e trasmettendosi reciprocamente le astute arti della sopravvivenza"[1].

È risaputo che la famiglia odierna non è più "tradizionale" e "normativa" ma "affettiva", ovvero un gruppo di persone legate da affetto e che trasmette affetto. Per quanto oggi ci siano varie conformazioni o configurazioni familiari, la famiglia deve avere almeno i tratti identitari essenziali che si ricavano dalla Costituzione. Nella Carta costituzionale la famiglia è disciplinata sotto la rubrica "Rapporti etico-sociali" (artt. 29-31), quelli che formano la persona nella sua interezza. Rapporti, pertanto, che non possono chiudersi agli altri. Non solo: i rapporti etico-sociali sono collocati tra quelli civili, che riguardano il cittadino, e quelli economici, che riguardano il lavoratore. La famiglia, perciò, deve avere delle regole e deve educare alle regole e non essere solo culla d'amore e conforto dal mondo esterno. Un altro indice normativo interessante è quello della locuzione "diritti della famiglia" da cui si può arguire che la famiglia è anche soggetto di situazioni giuridiche passive, confermato dall'art. 31 comma 1 Cost. ove si legge "adempimento dei compiti relativi".

Le api hanno tanto da insegnare a ogni famiglia: un capo quale punto di riferimento, organizzazione, impiego del tempo, ruoli e compiti, rispetto e solidarietà, fasi della vita, economia ed ecologia. La famiglia ha bisogno di recuperare la propria naturalezza: "[…] famiglia come società naturale fondata sul matrimonio" (dall'art. 29 Costituzione). Si ha bisogno di sapere quello che si deve fare, di avere delle regole (la "regula" era un'asticella per tirare linee dritte), dei ruoli (etimologicamente da "rotolo", pertanto qualcosa di scritto), per l'unità familiare (di cui all'art. 29 comma 2 Cost.) e per la propria stabilità, così la famiglia diventa ambiente naturale per la crescita ed il benessere di tutti i suoi membri ed in particolare dei fanciulli (dal Preambolo della Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia). In tal modo la famiglia torna a identificarsi con la casa così com'era nelle sue origini antropologiche e etimologiche, perché l'etimologia della parola famiglia è da ricondursi al termine osco "faam" (o voce simile), "casa", da cui è disceso il latino "familia", cioè l'insieme dei famuli (moglie, figli, servi e schiavi, con a capo il "pater familias"). Quella casa - non solo luogo fisico - che è innanzitutto un diritto dei figli in età minore (art. 316 comma 1 cod. civ.), che è oggetto di contesa nelle liti familiari o è covo di violenza domestica o di altre relazioni disfunzionali. In questi casi la famiglia perde i suoi connotati e non diviene la formazione sociale ove si svolge la personalità (art. 2 Cost.), non è fonte di salute (art. 32 Cost.) né scuola di vita (art. 33 Cost.).

Il bioeticista Cattorini continua: "Che cos'è la famiglia? Perché avere un figlio? Ci sono dei «fini» che la coppia persegue? A quali condizioni ci affidiamo a quell'amore che ci ha sorpresi e affascinati come un dono gradito? Chi crede ai valori di una tradizione, sa che per difendere la famiglia occorre promuoverla. Per liberare la verità, ancora nascosta, che essa custodisce, bisogna contestare i pregiudizi, le discriminazioni e le violenze (soprattutto verso le donne e i bambini), che la soffocano dall'esterno e la corrodono dall'interno". L'aggettivo più attribuito dalle legislazioni alla famiglia è "naturale" (art. 29 comma 1 Cost.), perché la famiglia dovrebbe sottostare solo alle leggi dell'amore e l'ordinamento giuridico la riconosce e garantisce. Quando, purtroppo, si arriva alla tutela penale (per esempio l'art. 570 cod. pen.) significa che è rimasto ben poco della famiglia.

L'economista Stefano Zamagni scandaglia la famiglia d'oggi: "I figli. Quante volte sentiamo dire "non ho avuto tempo per stare con i figli perché dovevo fare le compere". […] Quante volte sentiamo dire che non possiamo generare un secondo o terzo figlio perché non possiamo assicurare a essi i livelli di consumo che dedichiamo a un solo figlio? È un ragionamento che mette la generazione della vita sullo stesso piano di beni materiali e di merci da consumare, di cui si potrebbe tranquillamente fare a meno. […] Ma bisogna investirci. E il neoconsumismo offre questa sostituzione: anziché favorire investimento di tempo nelle relazioni, ci porta a sostituirlo con l'acquisto di oggetti. Da qui la disperazione esistenziale di famiglie circondate da oggetti ma sempre più sole e sfiduciate. Ecco perché c'è un collegamento tra amare e difendere la vita e il consumo. […] I bambini non vogliono tutti quei giochi che i genitori acquistano per loro. Se potessero scegliere, preferirebbero il rapporto pieno con gli adulti cui vogliono bene". La famiglia è chiamata a essere "società naturale", basata sulla naturalezza dell'essere genitori e, ancor di più, sulla naturalezza dei bambini che la compongono.

L'aspetto economico e sociale della famiglia è evidenziato anche dall'economista ceco Lubomir Mlococh: "Visto che la costruzione della fiducia e l'insegnamento ai figli del comportamento pro-sociale sono una funzione specifica della famiglia, la famiglia non può essere trattata come una qualsiasi istituzione privata, ma come un'istituzione che svolge un ruolo gigantesco, e sicuramente indispensabile, nella produzione di beni pubblici di una nazione. Così, il mio libro si basa sull'ipotesi che la funzione di produzione della famiglia contribuisca non solo alla produzione di beni privati, ma sia anche un'importante - e forse la più importante - generatrice di valore aggiunto nella produzione di beni pubblici"[2].

La famiglia realizza economie, è scuola di economia, è fonte di economia: è anche questo il senso di "società naturale" di cui all'art. 29 comma 1 Costituzione. È anche la prima "società" in senso economico, come previsto nell'art. 2247 cod. civ.: "Con il contratto di società due o più persone conferiscono beni o servizi per l'esercizio in comune di un'attività economica allo scopo di dividerne gli utili". Ricordando il significato etimologico di "economia", "amministrazione delle cose domestiche, distribuzione, ordine", si evince come dalla crescente fragilità delle famiglie scaturiscano gli elevati costi individuali, economici e sociali.

Lo psicologo e psicoterapeuta Fabrizio Fantoni sottolinea: "È necessario, però, aiutare gli adolescenti a capire le ragioni dei propri comportamenti, riflettendo su come entrano in relazione tra loro. A essere uomo e donna si impara prima in famiglia e, poi, nella società. Penso ci siano due strade maestre. Dobbiamo pensare a un'educazione familiare che offra modelli ai ragazzi per imparare a gestire ruoli e conflitti. Occorre, poi, proporre iniziative per un'adeguata educazione affettiva e sessuale, nelle scuole dall'infanzia alle superiori, che rifugga dagli stereotipi vecchi e nuovi e insegni ai bambini e ai ragazzi a dare un nome alle loro emozioni, per poterle controllare meglio e capire sé stessi più in profondità. Molte sono le iniziative possibili per attivare processi. Al centro ci siamo noi, uomini e donne, con la nostra vita concreta, che dobbiamo imparare a riconoscerci e rispettarci nelle differenze". I doveri dei genitori verso i figli (art. 147 cod. civ.) cominciano con l'obbligo di mantenere che letteralmente significa tenere per mano: quella mano che deve condurre, tirare, indicare, fare e dare esempio. Le relazioni in famiglia sono fondamentali per le relazioni tra i sessi. Famiglia deriva dal latino "famul, famulus", servitore: non significa che in famiglia ci si deve rendere servitori o asservire, ma mettersi al servizio l'uno dell'altra. Così si sperimenta, si costruisce, si vive la relazione tra i sessi: anche in questo la famiglia si realizza quale "società naturale". Da ricordare che nella Costituzione l'aggettivo "naturale" è usato anche nell'art. 25 comma 1 riferito al giudice naturale, quasi a indicare la medesima importanza della giustizia e della famiglia nella vita di un uomo.

Simone Bruno, psicologo dei legami familiari, osserva: "Le famiglie non hanno solo problemi che sfociano in crisi preoccupanti o in rotture inevitabili. Al loro interno, sono presenti tante risorse, preziose potenzialità ed energie. Le difficoltà quotidiane, però, tendono a offuscarle, tanto da farle passare in secondo ordine. Anzi, spesso, si crede di non averle più". Tanto la definizione di famiglia quale "società naturale" (art. 29 comma 1 Cost.) quanto quella di "cellula fondamentale" (Parte I n. 16 Carta sociale europea, riveduta nel 1996) mettono in evidenza la naturalità dei processi di trasformazione (come quelli di qualsiasi cellula o tessuto) cui è sottoposta la famiglia. Occorre, pertanto, consapevolezza da parte di coloro che "mettono su famiglia" per non andare subito incontro a cedimenti o fallimenti. Le crisi di coppia sono naturali e rientrano nella naturalezza della famiglia e naturale dovrebbe essere il modo di affrontarle. Non a caso il legislatore della riforma del diritto di famiglia del 1975 ha aggiunto all'obbligo coniugale dell'assistenza gli aggettivi "materiale e morale". "Nella vita di coppia, come nella vita personale, le crisi non sono un incidente di percorso, ma le soglie da cui passare per andare più lontano. La coppia entra in crisi perché le fasi della vita amorosa sono diverse. Vi sono crisi comuni a pressoché tutte le coppie, quali per esempio quelle degli inizi, legate al reciproco adattamento, e le crisi dovute ai figli, alla loro nascita, crescita e distacco dal nido familiare. Vi sono inoltre le crisi personali di ciascuno, non di rado dovute a vicende antecedenti la vita comune. Vi sono poi tensioni particolari connesse alle diverse vicende di vita di ciascuna coppia. […] Per affrontare una crisi occorre creare spazi di comunicazione, da cuore a cuore, nei quali, soprattutto, apprendere e vivere l'esperienza decisiva di perdonare ed essere perdonati" (don Aristide Fumagalli, teologo, autore di vari saggi su sessualità e matrimonio).

Secondo Fulvio Scaparro (cofondatore della mediazione familiare in Italia) "[…] quando l'ostinazione del sognatore che lavora di fantasia si incontra con quella di altri sognatori con i piedi per terra, scocca la scintilla che accende il fuoco dell'entusiasmo, e qualcosa che prima era soltanto sognato e pensato, prende forma. Non è frequente ed è difficile e faticoso, ma ogni tanto capita". Fare famiglia: sognare e faticare insieme. Anche questo è "società naturale", in altre parole vivere e rendere tutto naturale in famiglia, a cominciare da sacrifici e rinunce che hanno un alto valore materiale e spirituale, perché denotano libertà interiore e comportano miglioramento della vita propria e altrui.


[1] Paolo Marino Cattorini, a maggio 2019, nella recensione del film giapponese "Un affare di famiglia" (2018)

[2] L. Mlococh, in Family Economics. Come la famiglia può salvare il cuore dell'economia, Edizioni San Paolo 2017, pp. 48-49


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