Chiamare "puttana" una signora è sempre reato, anche nel caso in cui la signora in questione faccia la 'lucciola' di mestiere. A stabilirlo è stata la Corte di Cassazione, confermando la sentenza della Corte d'appello di Genova che aveva condannato a un anno di carcere un uomo che era solito malmenare la moglie, ex prostituta, e apostrofarla con l'offensivo epiteto. La Suprema Corte, che ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e, 'tenuto conto della natura dei motivi', a una multa
di mille euro, ha dunque dato torto alla difesa dell'imputato, condannato per maltrattamenti, che aveva fatto ricorso contro la sentenza di secondo grado sostenendo che le sue parole nei confronti della moglie non potevano risultare offensive proprio perché lei, prima di incontrarlo, "svolgeva veramente la professione della prostituta". Per la Cassazione, invece, il marito non era assolutamente legittimato a offendere e umiliare la donna, perché "le ingiurie, nonché gli atti di disprezzo e di offesa alla dignità del soggetto passivo integrano una lesione dell'integrità morale

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