Due progetti sperimentali per istituti detentivi contenuti in altrettanti protocolli d'intesa firmati in Umbria e Toscana

di Gabriella Lax - Una riflessione critica sul modo di pensare la realtà, un aiuto per i detenuti a metterne a fuoco contraddizioni nella concreta esperienza di vita. Questo è il ruolo del consulente filosofico negli istituti di detenzione. Due progetti sperimentali di consulenza filosofica sono contenuti in altrettanti protocolli d'intesa firmati dal Provveditore dell'Amministrazione Penitenziaria per Umbria e Toscana Antonio Fullone e dalla presidente di Eu-Topia onlus Anna Maria Corradini.

Consulenze filosofiche in carcere

La ratio del protocollo di consulenza filosofica per i detenuti come riportato da gNews, il quotidiano online del ministero della giustizia, è quella di puntare al miglioramento della qualità della vita detentiva e personale grazie alla riduzione dei conflitti e al trattamento di problematiche riguardanti la sfera emozionale. I consulenti filosofici potranno entrare negli istituti come volontari (come stabiliscono gli artt. 17 e 78 ordinamento penitenziario) e svolgeranno la propria attività con il coordinamento del funzionario giuridico-pedagogico referente per il progetto.

Obiettivi del protocollo di consulenza destinato al personale penitenziario sono quelli di trattare problemi di disagio e sofferenza nelle relazioni e conflitti legati ad autostima e problematiche della sfera emozionale per il miglioramento della qualità della vita personale e professionale. Il protocollo è costituito da cinque incontri tematici con gruppi di massimo dieci operatori e in colloqui individuali.


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