Guai a 'sbertucciare' i dipendenti: metterli in ridicolo, infatti, costera' caro alle aziende. Lo sottolinea la Corte di Cassazione che ha reso definitivo il risarcimento per un dipendente di un'azienda veneta produttrice di vasi perche' il datore di lavoro era solito sbertucciarlo per le sue richieste di rispettare le regole, in particolare gli orari di lavoro e le norme igieniche. Per la Suprema Corte, 'mettere in ridicolo' il dipendente costituisce una 'grave lesione della dignita' e del decoro'. Di conseguenza l'azienda puo' essere chimata a risarcirlo per i danni morali inflitti. La storia, che vede come protagonista Mario M. e un'azienda produttice di vasi in terracotta, nasce dal licenziamento
, poi dimostratosi illegittimo, del dipendente Mario M. che, dopo un certo periodo di tempo nel quale aveva acconsentito a prestare il proprio lavoro anche nella giornata 'facoltativa' del sabato, ad un certo punto aveva deciso di riprendere l'orario normale, come previsto dal contratto. Una decisione che non era stata ben vista dal datore di lavoro. Da allora Mario era diventato oggetto di derisione delle istanze di cui si era fatto 'portavoce', quali appunto il rispetto dell'orario di lavoro e della normativa di igiene e di sicurezza. La derisione consisteva nello 'sbertucciare' lui e il collega che lo appoggiava nella sua battaglia con termini come 'giunta celeste', o invitandoli 'ad andare al mare o in montagna in quanto il lavoro non faceva per loro'.

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