Una sintesi della situazione economica, strutturale e finanziaria dell'Italia dalla recente relazione annuale di Banca d'Italia
di Roberto Paternicò - Con la relazione annuale del 29 Maggio 2018, la Banca d'Italia aggiorna la situazione delle caratteristiche economiche, strutturali e finanziarie italiane e agli ulteriori progressi da conseguire, per un Paese le cui fragilità strutturali richiedono un percorso di riforma.
Coinvolti, giocoforza, nei cambiamenti indotti dalla globalizzazione, dall'innovazione tecnologica e demografica, per difendere il risparmio e sostenere la crescita economica é necessario dare credibilità ai mercati finanziari. Rinnovare la struttura dell'economia, accrescere la produttività e mantenere sotto controllo la dinamica del debito pubblico. A ciò si aggiungono le tensioni sul fronte della costruzione europea per ridefinirne gli assetti normativi e istituzionali.


L'economia italiana oggi

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Il P.I.L. (Prodotto interno lordo) nel 2017 si é irrobustito giungendo all'1,5%. Consumi e investimenti, sono aumentati del 3,8%, ma ancora lontani dai livelli precedenti la crisi. Le esportazioni, nel 2017, hanno rappresentato il fattore trainante della crescita registrando un'espansione del 5,4%, superiore a quella degli altri principali paesi dell'area dell'euro, soprattutto, per un avanzo delle partite correnti per cui le passività nette dell'Italia sull'estero hanno continuato a diminuire (dal 23% del prodotto nel 2013 a meno del 7).

La disoccupazione è scesa dal 13% (nel 2014) a circa l'11%.

L'attività produttiva é migliorata pressoché tutti i settori registrando un'accelerazione nella manifattura e nei servizi con un primo incremento significativo dal 2006 nelle costruzioni. Vi è stata una ripresa della domanda di prestiti a bassi tassi d'interesse e l'accesso al credito é migliorato, ma con difficoltà per le imprese di minori dimensioni e per quelle delle costruzioni.

L'inflazione al consumo si è indebolita nei primi mesi del 2018, dopo essere tornata nel 2017 all'1,3%, e la dinamica dei salari è in linea con quella della modesta produttività.

Una politica monetaria (QE,etc.) meno espansiva potrebbe essere contenuta grazie al basso indebitamento delle famiglie, alla riduzione di quello delle imprese, alla limitata esposizione degli intermediari finanziarie e all'elevata vita media residua del debito pubblico (maggiore di sette anni). E' cruciale, però, che le condizioni sui mercati finanziari si mantengano favorevoli.

"La crisi è stata molto più profonda e lunga di tutte quelle passate; la ripresa è più lenta che in altre occasioni: in cinque anni il prodotto ha recuperato solo la metà dei nove punti percentuali persi durante la doppia recessione."

La crescita dell'economia italiana è, comunque, inferiore di circa un punto da quella media degli altri paesi dell'area così come la dinamica di produttività del lavoro è insufficiente (nel 2017 meno della metà di quella del resto dell'area). Le tendenze demografiche prefigurano, inoltre, una riduzione della popolazione in età attiva e un aumento di quella anziana nei prossimi anni.

Le questioni strutturali

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I punti dolenti sono rappresentati, in particolare modo, dalle inefficienze e i ritardi delle amministrazioni pubbliche e della giustizia civile. Si aggiungono: le inadeguate regole di entrata e dell'uscita delle imprese dal mercato, i limiti alla concorrenza, i fenomeni di illegalità, l'elevata tassazione dei fattori della produzione, l'insufficienza degli investimenti nell'innovazione, nella ricerca e nel capitale umano.

Il ristagno di produttività in Italia, negli ultimi venti anni, è soprattutto il risultato di una struttura economica frammentata da piccole imprese, in media poco patrimonializzate e spesso poco propense a crescere. La numerosità é molto più elevata di quella di altri paesi avanzati con una produttività inferiore sia ad aziende italiane più grandi, ma anche quelle straniere di analoga dimensione.

In aumento, ma ancora bassa nel confronto internazionale, la capacità della nostra economia di impiegare risorse ed energie nelle iniziative più produttive. Nascono, comunque, imprese innovative e si rafforzano quelle che hanno saputo ricollocarsi verso una nuova crescita (le più efficienti sono le esportatrici).

I ritardi in termini di conoscenza e di competenze degli studenti e degli adulti italiani, dal confronto internazionale, riflettono bassa produttività e l'insufficiente capacità di innovare. La qualità del capitale umano diviene rilevante nella prospettiva di una crescente diffusione delle nuove tecnologie e, quindi, della conseguente minore domanda di lavoro per attività standardizzate e ripetitive.

La lunga crisi ha accentuato il disagio sociale. L'Istat ha rilevato che negli ultimi dieci anni la quota delle famiglie che vivono in condizioni di povertà assoluta è quasi raddoppiata, giungendo a sfiorare il 7% (più alta nel Mezzogiorno) ed é peggiorata la posizione dei giovani rispetto a quella degli anziani.

"Le risorse rese disponibili con l'avvio del reddito di inclusione, uno strumento di reddito minimo, consentono di coprire circa il 40 per cento delle famiglie in povertà assoluta. Nel procedere a un suo rafforzamento, o all'adozione di altri provvedimenti, oltre a evitare di scoraggiare la ricerca di un lavoro regolare, bisognerà prestare attenzione alle conseguenze sui conti pubblici."

La finanza pubblica

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Due sono i piani complementari dell'intervento pubblico. Il primo concerne gli aspetti normativi e regolamentari, l'organizzazione e la gestione delle amministrazioni; il secondo, il reperimento di risorse da utilizzare per le infrastrutture, ai servizi pubblici e alle misure di natura redistributiva.

Nel 2017 il debito pubblico italiano era pari a quasi il 132% del P.I.L., superando di oltre 50 punti percentuali quello medio del resto dell'area dell'euro.

Questa situazione scoraggia gli investimenti, alimenta l'incertezza e causa il ricorso a forme di tassazione distorsiva, riducendo le disponibilità per le politiche sociali e di stabilizzazione macroeconomica. Per coprire il fabbisogno annuo ci si espone verso i mercati finanziari con i titoli di Stato (da rifinanziare complessivamente per circa 400 miliardi all'anno).

Per tornare ad un rapporto al di sotto del 100% tra debito pubblico e PIL, si dovrebbe sviluppare un avanzo primario graduale tra il 3 e il 4% del prodotto e più rapidamente con l'adozione di riforme strutturali per sostenere la crescita abbattendo, anche, i tassi di copertura per il rischio dei rendimenti dei titoli pubblici italiani.

"Il calo della spesa per investimenti pubblici dura quasi ininterrottamente dal 2010. Vi hanno influito, oltre alla limitata disponibilità di risorse finanziarie, anche le inefficienze e la lentezza del processo di selezione e realizzazione delle opere. Più recentemente gli investimenti possono aver risentito di difficoltà di adattamento al nuovo codice dei contratti pubblici; l'importo complessivo dei bandi per opere pubbliche è tuttavia tornato a crescere lo scorso anno. Ma occorre ancora lavorare sui tempi e sulla complessità delle procedure."

La spesa sociale (previdenza e sanità) é aumentata per effetto dall'invecchiamento della popolazione (allungamento della vita media) e relativa spesa pensionistica da cui la necessità di definire il rapporto tra i contributi versati e l'entità e la durata della pensione.

Il settore finanziario

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L'industria finanziaria internazionale è interessata da un vasto processo di trasformazione e il ruolo delle banche nel finanziamento dell'economia si è ridotto (aumento del mercato dei capitali e di operatori non bancari).

"Il rapido sviluppo della tecnologia sta aprendo i mercati del credito e dell'intermediazione alla concorrenza di nuovi operatori, sia nelle economie avanzate sia nei paesi emergenti. Già oggi numerose imprese "fintech" offrono servizi innovativi e a basso costo nel comparto dei pagamenti elettronici, nella gestione del risparmio e nell'intermediazione mobiliare. Le maggiori imprese tecnologiche internazionali stanno inoltre facendo ingresso nel mondo del credito e della finanza."

Lo sviluppo, però, dell'intermediazione non bancaria, se non adeguatamente controllato, può costituire una fonte di rischio.

Un più ampio accesso alla finanza di mercato è possibile soprattutto per le imprese più grandi. Per le imprese di più piccola dimensione il credito bancario è tuttavia destinato a rimanere il canale principale di finanziamento. Con l'inasprimento delle misure prudenziali sui prestiti deteriorati, le necessità finanziarie delle imprese vanno sostenute dalle banche con procedure di valutazione del merito creditizio sfruttando le potenzialità offerte dalle nuove tecnologie. Per rendere più agevole l'accesso al credito delle piccole e medie aziende bisognerà continuare a favorirne il rafforzamento patrimoniale.

"Ridurre l'incidenza del debito pubblico e, contemporaneamente, sospingere l'attività economica è difficile ma non impossibile".

Assibot

Foto: 123rf.com
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