Le novità in ambito pensionistico e previdenziale destinate alle donne nel 2018

di Lucia Izzo - Sono numerose le novità che nel 2018 interverranno in materia di pensioni e molte riguarderanno le donne: anche se dal prossimo anno l'età pensionabile risulterà parificata per entrambi i sessi (leggi: Pensioni 2018: cosa cambia?), appannaggio delle donne rimarranno ugualmente apposite e peculiari misure, agevolazioni e opzioni contributive, di cui alcune introdotte dai recenti interventi legislativi.

Donne: nuovi limiti età pensionabile 2018

A partire dal prossimo anno saranno parificati per uomini e donne i requisiti minimi necessari per il trattamento di vecchiaia, fissati in almeno 66 anni e 7 mesi di età.


Le pensione delle lavoratrici autonome, pertanto, si allontanerà di diversi mesi rispetto ai requisiti previsti per quest'anno (66 anni e un mese), allo stesso modo di quella delle dipendenti del settore privato (attualmente in pensione già a 65 anni e 7 mesi).


Saranno sempre richiesti sempre 20 anni di contributi (ad eccezione di chi si avvale dell'opzione contributiva e dei beneficiari delle deroghe Amato). Stessa soglia, inoltre, anche per richiedere l'assegno sociale (si passerà dagli attuali 65 anni e 7 mesi a 66 anni e 7 mesi).

Pensione anticipata donne 2018

Restano invariati, invece, i requisiti per accedere alla c.d. pensione anticipata, per la quale non si guarda all'età anagrafica, bensì all'anzianità contributiva.


Le donne potranno, in tal caso, uscire dal lavoro prima degli uomini in quanto permane la distinzione tra i due sessi: in particolare, fino al 31 dicembre 2018, gli uomini potranno accedere alla pensione anticipata con 42 anni e 10 mesi di contributi, mentre le donne con un anno in meno, ossia 41 anni e 10 mesi di contributi.


Dal 2019 i requisiti saranno soggetti a modifica e adeguamento in base agli incrementi legati alla speranza di vita (cinque mesi in più).

Opzione donna 2018

Il "regime sperimentale donna" consente alle lavoratrici di sesso femminile di accedere alla pensione di anzianità in presenza di requisiti anagrafici più favorevoli. Nonostante le insistenze di molti comitati, l'opzione donna non è stata prorogata dalla manovra di bilancio 2018.

Per avere diritto al beneficio, la lavoratrice dovrà maturare i requisiti richiesti (leggi: Pensione con opzione donna: cos'è e come vi si accede) nel periodo compreso tra il 1° gennaio 2008 e il 31 dicembre 2015: si tratta di un'anzianità assicurativa e contributiva di almeno 35 anni (34 anni, 11 mesi e 16 giorni per le gestioni esclusive dell'Assicurazione Generale Obbligatoria) e un'età anagrafica di 57 anni e 3 mesi se dipendenti (58 anni e 3 mesi se autonome).

La facoltà è stata estesa retroattivamente anche alle lavoratrici che al 31 dicembre 2015 avevano compiuto 57 anni, se dipendenti, e 58 anni, se autonome ma che a tale data non erano in possesso degli ulteriori tre mesi richiesti per effetto degli incrementi alla speranza di vita applicati dal 1° marzo 2013 (articolo 1, comma 222, legge di Bilancio 2017).

In forza del principio della cristallizzazione del diritto a pensione, l'accesso all'opzione donna sarà possibile anche laddove la lavoratrice abbia maturato i requisiti in tempo utile e presenti la domanda di accesso oltre il periodo di finestra del regime sperimentale, quindi, ad esempio, anche nel 2018.

Ape rosa 2018, fino a due anni prima per chi ha figli

La manovra di bilancio per il 2018, inoltre, ha introdotto quella che è stata ribattezzata "Ape rosa" che rappresenta uno "sconto" destinato alle donne che accedono all'Ape sociale sugli anni contributivi richiesti.

Dal 2018, in pratica, ai fini del riconoscimento dell'Ape social, i requisiti contributivi richiesti saranno ridotti per le donne di sei mesi per ogni figlio, nel limite massimo di due anni.

Ciò significa che le madri lavoratrici rientranti nelle categorie previste dall'Ape social (caregiver, disoccupati e invalidi al 74%) potranno ottenere l'anticipo pensionistico anche con 28 anni di contributi anziché 30, mentre le addette a lavori gravosi anche con un minimo di 34 anni anziché 36.


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