La petizione per abolire i compiti a casa supera le 27mila firme e cresce il gruppo Facebook "Basta compiti"

di Gabriella Lax - Basta compiti a casa, anche in Italia. Con l'arrivo della pausa natalizia e i compiti per le vacanze di migliaia di studenti si riaccende il dibattito sulla vexata quaestio. Intanto, prosegue la raccolta di firme su Change.org affinchè siano aboliti i compiti a casa nella "scuola dell'obbligo". Al momento si è a più di 27mila firme raccolte. La petizione prende spunto dalla Carta internazionale dei diritti dell'infanzia che, all'articolo 31 recita «Gli Stati membri riconoscono al fanciullo il diritto al riposo e al tempo libero, a dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della sua età».

In Francia i compiti a casa sono vietati alle scuole elementari da una legge di più di sessant'anni fa. L'obiettivo perseguito è evitare la disparità tra gli studenti in relazione all'aiuto che possono ricevere a casa: alcuni genitori possono seguire i figli, altri invece no, per tutta una serie di ragioni. Dunque alcune famiglie possono assoldare e pagare a caro prezzo lezioni private, altre no.

Compiti a casa: la discussione in Italia

Tante volte in Italia si è discusso della possibilità di cancellare un'abitudine didattica considerata obsoleta, tuttavia non si è mai pensato ad una vera riforma. Dopo le proteste, sporadiche e sparse di genitori in tutto il Paese, c'era stata la promessa di prendere in considerazione l'ipotesi da parte del ministro Stefania Giannini nella riforma della "Buona scuola", con pressing sui docenti affinchè alleggerissero i pomeriggi di studio. Ma dopo il cambio al ministero l'argomento sembra essere stato messo da parte a livello istituzionale. Nondimeno, le polemiche e le proteste da parte di genitori, insegnanti e associazioni proseguono nella loro battaglia.

No ai compiti a casa: sono dannosi e stressanti

Secondo le associazioni firmatarie della petizione i compiti a casa sono inutili, se non dannosi, per una serie di ragioni elencate minuziosamente. Da un lato perché tutto ciò che si impara attraverso lo studio domestico, per essere ripetuto a comando durante interrogazioni e verifiche, ha durata relativa: nozioni che non lasciano il segno, così per come sono apprese, e non si ricordano più dopo qualche mese. I compiti a casa sono dannosi, poiché provocano «disagi, sofferenze - si legge nella mozione - soprattutto agli studenti già in difficoltà, suscitando odio per la scuola e repulsione per la cultura, oltre alla certezza, per molti studenti "diversamente dotati", della propria «naturale» inabilità allo studio; sono discriminanti: avvantaggiano gli studenti avvantaggiati, quelli che hanno genitori premurosi e istruiti, e penalizzano chi vive in ambienti deprivati, aggravando, anziché "compensare", l'ingiustizia già sofferta; sono impropri: costringono i genitori a sostituire i docenti; sono stressanti: molta parte dei conflitti, dei litigi (le urla, i pianti, le punizioni...) che avvengono tra genitori e figli riguardano lo svolgimento.

La scuola senza compiti a casa funziona meglio

In un'intervista a Maurizio Parodi, dirigente scolastico che ha dato il via alla petizione e al gruppo Facebook "Basta compiti", riportata sul sito Tecnicadellascuola.it, si spiegano i motivi per i quali la scuola senza compiti a casa funziona meglio: sostanzialmente i compiti a casa «impediscono alle famiglie di ritrovarsi serenamente - si legge -, senza lo stress di impegni soverchianti che causano sofferenze, litigi, pianti, punizioni, rinunce dolorose, rabbia; relegano bambini e ragazzi nel chiuso delle case, soli, chini sui libri, costretti per ore e ore allo svolgimento di compiti che non potranno essere adeguatamente corretti (i docenti non avrebbero tempo per altro)- e ancora - non determinano effetti apprezzabili rispetto all'acquisizione di conoscenze e competenze, non lasciano segno alcuno (non c'è in-segnamento): si tratta di un sapere usa e getta, come possono confermare tutti i docenti che non li danno (e ve ne sono, in scuole di ogni ordine e grado) - ed infine - aggravano la condizione di chi sia già svantaggiato, penalizzano chi vive in ambienti deprivati, chi non abbia genitori istruiti, solleciti o abbienti (le lezioni private costano)».

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