Il presidente della Repubblica ha dato l'incarico a Paolo Gentiloni

di Marina Crisafi - Era ormai scontato, dopo i risultati delle consultazioni, ma ora è ufficiale: il nuovo premier è Paolo Gentiloni. L'incarico di formare il nuovo governo è stato formalizzato poco dopo le 13, dopo che l'ex ministro è salito al Colle all1 12:30 dove lo attendeva una folla di cittadini, tra famiglie, giovani, turisti curiosi.

Un incarico d'urgenza accettato "con riserva" da Gentiloni, che ha dichiarato svolgerà il suo ruolo "con serietà e responsabilità", data la complessità del periodo che il Paese si ritrova davanti e degli atti da completare, soprattutto con una manovra approvata in tutta fretta, cui dare continuità e attuazione.

Il nuovo governo, come annunciato da Mattarella, sarà un governo completo "con pieni poteri" per raggiungere gli obiettivi infatti il nuovo esecutivo dovrà essere "nella pienezza delle sue funzioni", quindi, con una legittimità politica e formale completa "che gli consenta di affrontare gli appuntamenti complessi dei prossimi mesi".

Il pensiero va alla legge elettorale innanzitutto e alle scadenze interne ed estere, europee e internazionali.

Sul primo punto, occorre un'armonizzazione del sistema elettorale di Camera e Senato non ci sono le urne. "Condizione indispensabile" infatti è riscrivere le regole dell'Italicum, valido solo per Montecitorio, attendendo l'esito della Consulta (fissato per il 24 gennaio).

Tra gli altri impegni interni, la ricostruzione delle zone colpite dal terremoto così come l'emergenza bancaria, scoppiata in questi giorni.

Nel frattempo, l'ex presidente del Consiglio, Matteo Renzi torna a casa "da semplice cittadino", come scrive su Facebook in un lungo post di stanotte, senza "paracadute, seggio parlamentare, stipendio, vitalizio o immunità". Sono stati "mille giorni di governo fantastici - commenta citando la carrellata - impressionante delle riforme realizzate, dal lavoro ai diritti, dal sociale alle tasse, dall'innovazione alle infrastrutture, dalla cultura alla giustizia". Certo "c'è l'amaro in bocca - conclude - per ciò che non ha funzionato. E soprattutto tanta delusione per la riforma costituzionale". Riforma che un giorno chiarisce "sarà chiaro che quella riforma serviva all'Italia, non al Governo e che non c'era nessuna deriva autoritaria ma solo l'occasione per risparmiare tempo e denaro evitando conflitti istituzionali. Ma quando il popolo parla, punto. Si ascolta e si prende atto. Gli italiani hanno deciso, viva l'Italia".


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