Oltre 300 i giudici che hanno chiamato in causa il governo innanzi al Tar Lazio, per l'infrazione di "tutte le norme europee"

di Redazione - Sono oltre 300 i giudici di pace che hanno chiamato in causa il Governo italiano innanzi al Tar del Lazio, nelle persone del premier Matteo Renzi e del ministro della giustizia Andrea Orlando, "denunciando la violazione a loro danno dell'ordinamento comunitario e della giurisprudenza della Corte di Giustizia Europea". Lo ha annunciato in una nota l'Unione nazionale dei giudici di pace. Ad essere infrante dall'esecutivo italiano - accusa il segretario generale Alberto Rossi, sono "tutte le norme europee sul lavoro a danno dei giudici di pace, mediante la reiterazione abusiva di contratti a termine, il mancato riconoscimento di un compenso fisso e dignitoso, l'assenza di tutele della maternità, della salute e da infortuni sul lavoro, addirittura il disconoscimento dello stesso diritto alla pensione in aperta violazione di una sentenza della Corte di Giustizia Europea".

Basta essere "i lavoratori in nero della giustizia" rincara la presidente Mariaflora Di Giovanni. "La riforma in corso - non fa altro che accentuare - il nostro precariato e la sudditanza dei giudici di pace allo Stato, prevedendo solo doveri e nessun diritto" prosegue annunciando che oggi una delegazione si recherà al Consiglio Superiore della Magistratura "per chiedere che assuma una posizione netta di condanna del Governo italiano che, calpestando i nostri diritti, lede gravemente l'indipendenza ed autonomia dell'intera magistratura".


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Foto: 123rf.com
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