Come la consulenza e l'assistenza di un matrimonialista, talvolta, possono ricomporre la crisi di coppia
Avv. Laura Bazzan - Oltre ottant'anni or sono, Calamandrei osservava argutamente come "certi clienti vanno dall'avvocato a confidargli i loro mali, nell'illusione che, col contagiarne lui, essi ne rimarranno subito guariti: e ne escono sorridenti e leggeri, convinti di aver riconquistato il diritto di dormire tranquilli dal momento che hanno trovato chi si è assunto l'obbligo professionale di passare le sue notti agitate per conto loro". Si trattava di un'epoca in cui la nozione di famiglia quale entità sociale primaria era pregna dell'ideologia di regime e il divorzio non era neppure contemplato dall'ordinamento giuridico
, ma, pure nel mutato assetto sociale e giuridico, le considerazioni del processualcivilista rimangono attuali. È innegabile, invero, il beneficio, anche psicologico, che gli assistiti ricevono in seguito al colloquio con l'avvocato quando vi si rechino per affrontare quel delicato momento della loro vita in cui affrontano una crisi matrimoniale.

La crisi rappresenta una fase funzionale del rapporto di coppia quando viene superata, ma può costituirne la patologia e divenire irreversibile presupposto della cessazione del rapporto. L'avvocato, tuttavia, prima che i coniugi passino dalle lettere d'amore alle carte bollate in tribunale, è in grado di determinare se la crisi rappresentatagli sia soltanto temporanea oppure sia necessario attivarsi prontamente per evitare un epilogo da "La guerra dei Roses".

Nel Commento alla Carta dei Principi Fondamentali dell'Avvocato Europeo, viene espressamente riconosciuta al professionista legale una funzione sociale consistente nel prevenire ed evitare i conflitti, ponendo in risalto l'attività di consulenza, complementare all'attività della difesa tecnica ma ad essa contrapposta poiché "richiede un'altra mentalità, volta a pacificare piuttosto che a combattere, a mediare piuttosto che a contrapporre" (Alpa). Tale funzione emerge distintamente nelle ipotesi di crisi matrimoniale.
Un buon avvocato matrimonialista, infatti, possiede non soltanto le adeguate competenze tecnico-giuridiche prescritte dall'art. 12 c.d.f. ma anche un'indole altamente collaborativa per dirimere le problematiche affettive ed emozionali connesse alla crisi familiare, ispirando la propria condotta professionale alla salvaguardia della stessa famiglia ancorché divisa.

Da confessore e laico celebrante della cerimonia della separazione, spesso, l'avvocato si trova a rivestire un ruolo altamente propositivo, in collaborazione con altri professionisti quali psicologi, medici legali, mediatori familiari, così contribuendo alla metamorfosi della crisi stessa.

In questo caso, la crisi intesa come modificazione del rapporto di coppia può cessare di assumere una valenza prettamente negativa, identificabile con il definitivo allontanamento e la conclusione del legame, ed aspirare a connotarsi quale fenomeno positivamente superabile mediante l'evoluzione del rapporto e il suo rafforzamento.

Soltanto attraverso la composizione delle tensioni individuali, invero, si possono porre le basi per una corretta rinegoziazione del rapporto orientata al mutuo riconoscimento dei partner e alla realizzazione di un progetto ponderato e condiviso.

Dopotutto, parafrasando il consiglio dell'avvocato Gavin D'Amato al malcapitato cliente che, mentre gli chiedeva di introitare le pratiche per il divorzio, si era ritrovato esterrefatto uditore dell'intera vicenda dei Roses: quando si tratta di porre fine ad un matrimonio la cosa più importante è uscirne velocemente per potersi rifare una vita, oppure si può tornare a casa dal proprio coniuge e ricercare ciò che si era amato in gioventù.


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