Le misure dovrebbero arrivare con la prossima legge di stabilità

di Marina Crisafi - Destinazione obbligata di almeno una parte del trattamento di fine rapporto alle forme di previdenza complementare e adesione obbligatoria ai fondi pensione. Sono le principali novità della mini-riforma della previdenza integrativa allo studio del Governo che dovrebbe arrivare con la prossima legge di stabilità.

Il pacchetto di misure si muove su due fronti: da un lato introdurre l'obbligatorietà dell'adesione ai fondi pensione, che sarebbero resi più convenienti grazie all'alleggerimento della tassazione (di circa 3-4 punti) e l'aumento della deducibilità fiscale dei versamenti; dall'altro rendere obbligatoria la destinazione di almeno una parte del Tfr alle forme di previdenza complementare.

Tra le altre opzioni allo studio dell'esecutivo per rendere più flessibile la legge Fornero consentendo un'uscita anticipata di almeno due o tre anni prima del raggiungimento della soglia di vecchiaia (oggi di 66 anni e 7 mesi per gli uomini e di 65 anni e 7 mesi per le donne, nel settore privato), la più quotata rimane quella del "prestito pensionistico" erogato dalle banche. Il lavoratore in sostanza potrebbe chiedere un anticipo che sarebbe dato dalle banche attraverso l'Inps, da restituire poi al raggiungimento del requisito di vecchiaia (sempre tramite l'istituto di previdenza) in piccole rate spalmate sull'assegno finale. Le banche dal canto loro per le somme erogate beneficerebbero di interessi o incentivi garantiti dallo Stato.

Altra opzione allo studio è l'uscita anticipata con taglio del 3 o 4% dell'assegno per ogni anno, ovvero in alternativa il versamento di assegni ridotti mensili fino al raggiungimento pieno dei requisiti della pensione. In entrambi i casi, l'intervento sarebbe destinato ad una platea ridotta ed, eventualmente, esteso e reso strutturale negli anni a venire.


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