Pedinava la moglie con tutti i mezzi, persino utilizzando un elicottero, anche dopo che lei se ne era andata di casa. Un 'ingiustificato' e 'assillante controllo' che era passato attraverso normali 'pedinamenti', per arrivare agli 'appostamenti'e alle 'riprese filmate e fotografiche' della consorte che veniva spiata anche in casa con microspie. Per questa serie di controlli 'ossessivi' la Corte di Cassazione ha reso definitiva la condanna per 'maltrattamenti' inflitta ad un chirurgo pugliese, Francesco I., che 'controllava in modo esasperato' la consorte Patrizia, 'tappezzando la casa di microfoni e apparecchi di registrazione collegati anche ai telefoni, inseguendola, pedinandola e facendola pedinare da persone da lui assoldate'. Una serie di controlli 'assillanti' che erano continuati anche dopo la separazione, quando la moglie da Barletta si era trasferita a Trani. In questo caso il chirurgo aveva fatto riprendere la consorte attraverso telecamere che aveva consegnato ai figli minori Alessio e Angelo. La donna non potendone piu' ha denunciato i fatti e Francesco I., nel febbraio 2002, veniva condannato dalla Corte d'appello di Bari per il reato di 'maltrattamenti in famiglia'. Inutile il ricorso del chirurgo in Cassazione.

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