Scattano le nuove regole per la declaratoria di nullità del matrimonio religioso volute da Papa Francesco con i due motu proprio

di Marina Crisafi - Via libera da domani, giorno di inizio del Giubileo straordinario della misericordia e festa dell'Immacolata Concezione, alla riforma del processo di nullità dei matrimoni religiosi.

La rivoluzione del diritto canonico, avviata nel settembre scorso, con i due motu proprio di papa Bergoglio (leggi: "Diritto canonico: il pontefice riforma la nullità del matrimonio ecclesiastico"), parte così, e non a caso, sotto la protezione di Maria e nel segno della misericordia cui è dedicato, appunto, il giubileo, con il fine dichiarato dallo stesso pontefice, non di favorire "la nullità dei matrimoni, ma la celerità dei processi, non meno che una giusta semplicità - affinché - il cuore dei fedeli che attendono il chiarimento del proprio stato non sia lungamente oppresso dalle tenebre del dubbio".

Da domani, dunque, si compie una vera e propria rivoluzione, facendo entrare il "divorzio breve" (per usare un'analogia col rito civile nel senso dell'abbreviazione dei termini, ovviamente, e non di divorzio vero e proprio non contemplato nel diritto canonico) anche in Chiesa, con procedure molto più rapide per ottenere la declaratoria di nullità del matrimonio, l'attribuzione di maggiori responsabilità al vescovo diocesano, e soprattutto all'insegna della gratuità.

Vediamo, in sintesi, le novità:

Processo breve

Quando le ragioni della nullità sono evidenti e se c'è il consenso dei coniugi, la competenza a pronunciare la sentenza sarà attribuita al vescovo diocesano.

Il nuovo iter breve sarà quindi piuttosto veloce, in quanto, una volta ricevuti gli atti e sottoposte al vaglio tutte le osservazioni, è il vescovo ad emanare direttamente la sentenza, potendo, in caso contrario, rimettere la causa al processo ordinario. Contro le decisioni del vescovo, sarà possibile appellarsi all'arcivescovo metropolita o alla Rota romana.

Processo "ordinario" più veloce

Anche laddove il vescovo decida per il rito ordinario, con la riforma varata dal pontefice lo stesso dovrà essere celebrato entro un anno al massimo con sentenza immediatamente esecutiva, in mancanza di appello o se le motivazioni dello stesso sono manifestamente infondate. Viene cancellata, dunque, dopo quasi 300 anni, la necessità della doppia conforme, che allungava notevolmente i tempi della decisione.

Procedure gratuite

I processi per ottenere la nullità del matrimonio dovranno svolgersi all'insegna della gratuità, salva la "giusta e dignitosa" retribuzione degli operai dei tribunali.

La gratuità dovrà essere curata dalle conferenze episcopali.

Tuttavia, per ora, l'obiettivo, secondo quanto dichiarato dal vicario giudiziale aggiunto del tribunale di prima istanza per le cause di nullità del Lazio, don Roberto Soprano, sulle colonne del Sole24Ore, non è completamente realizzabile: per quanto riguarda l'Italia, "la Cei se ne occuperà il prossimo anno, ma al momento la situazione resta invariata". Ad oggi, le procedure sono gratuite per chi dimostra redditi esigui ed è possibile avvalersi della difesa d'ufficio, con costi limitati al contributo unico pari a 560 euro.

Gli effetti della riforma

La riforma da domani in vigore rappresenta un vero e proprio terremoto all'interno del diritto canonico, passando da un approccio giuridico alle cause di nullità del matrimonio ad una soluzione "pastorale" basata sulla clemenza e la misericordia, che rappresenta anche una prima risposta alla delicata questione dell'ammissione all'eucaristia dei divorziati risposati, fianco a fianco con il "discernimento" da valutare caso per caso, da parte del vescovo, indicato dall'ultimo Sinodo.

L'applicazione concreta di tutte le novità contenute nella riforma non è cosa semplice: a partire dalla costituzione dei tribunali diocesani, da parte dei vescovi (che richiederà un coordinamento con gli attuali tribunali regionali cui spettano oggi le decisioni sulla nullità oltre che una "competenza" in diritto canonico da parte dei vescovi stessi), sino all'attribuzione della "piena prova" alle dichiarazioni delle parti che sarà oggetto di diverse interpretazioni, considerato che oggi le stesse non hanno avuto valore assoluto, dovendo essere supportate attraverso testimonianze e documenti.


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