Una news dolce tra tante ansiogene o disarmanti. Appennino intorno a Reggio Emilia. E' il 1934 ed un giovanotto ventenne lavora sul greto di un torrente per delle opere pubbliche. S'innamora di una ragazza diciottenne, baci e abbracci e nasce Giovanna, oggi 75enne. Passa qualche anno: l'esercito tedesco infierisce sulla popolazione civile ed a Cervarolo sopravvivono soltanto in due; uno dei due sposa la ragazza madre, mentre il padre naturale si fa un'autonoma famiglia, che, però, continua ad intrattenere una certa relazione d'affezione con la piccola Giovanna, almeno stando alla versione di costei. Inoltre, furono ripetuti i contatti diretti tra padre e piccina, sempre stando a quel che riferisce Giovanna. Otto anni fa i due si accordano per effettuare la prova del Dna; poi, nel 2008 muore la moglie di lui e l'anziano viene ricoverato in una casa di riposo; condizioni di salute precarie. A questo punto inizia la procedura di riconoscimento di paternità e pare che il Dna sia compatibile al 99,9%. Ma ora i legali del centenario, senza figli ma con alcuni nipoti, impugnano il consenso prestato dall'interessato. Hanno di certo le loro ragioni da rappresentare alla Giustizia. Infatti, l'età e le precarie condizioni dell'anziano sollevano un alone di dubbi su consenso e comparazione, eseguita con l'uso di tamponi faringei, ed allora è stata fissata l'udienza del 30 apr '11 per i chiarimenti che dovrà apportare il perito
avanti al Giudice Dott.ssa Annamaria CASADONTE del Tribunale di Reggio; è a rischio l'utilizzabilità del test del Dna. Commento al volo della news: per prima cosa, il padre non è centenne, ma soltanto novantasettenne se aveva ventanni nel '34. La cosa, vista dal lato dell'interessato, non mi appare trascurabile. Secondo: senza approfondire il versante forense su cui nulla so, a prescindere da dove stia la ragione, dal punto di osservazione sentimentale è comunque una storia dolce e romantica che sarebbe piaciuta ad Enzo TORTORA, la vittima per eccellenza dell'errore giudiziario più assurdo. Ci manca un sacco il garbo della sua tv ed il fascino, sobrio e regale al tempo stesso, di Renée LONGARINI, a capo delle telefoniste di "Portobello". Un programma che dovrebbe essere materia d'insegnamento nei corsi di intrattenimento televisivo. Si direbbe un format; ma oggi sono un pochino diversi.
Una lettrice di 'Avvenire', sdegnata, interviene sul 'Grande Fratello': "non solo chi ha bestemmiato è stato lasciato all'interno della casa stessa, ma chi ha bestemmiato nella scorsa edizione è stato fatto entrare nella puntata di lunedì". E l'autorevole quotidiano dei Vescovi parla di "incivili indulgenze". Se non erro Leopoldo MASTELLONI pagò con dieci anni di esilio televisivo la bestemmia a "Blitz" su Rai2. Oggi, coerentemente, sarebbe subissato d'inviti ad ospitate: così si chiamano. Ma noi pensiamo, ch'è meglio, ai due dolci anziani, ai sentimenti che albergano nei loro cuori ed al loro controverso test del Dna.
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