Al vertice con il Guardasigilli, CNF e OCF hanno stigmatizzato lo stallo in cui si trova la giustizia italiana. Anche la giustizia penale in sofferenza. Bonafede promette normalità in tempi celeri

di Lucia Izzo - "In un momento tanto drammatico per l'Italia, la giustizia italiana ha raggiunto uno dei livelli più critici della storia repubblicana: è oggi paralizzata e quasi del tutto inaccessibile" e questo mette "a rischio la tenuta socio-economica del Paese, privato dal presidio imprescindibile della funzione giurisdizionale".

La denuncia del CNF e dell'OCF

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La denuncia giunge dalla presidente f.f. del Consiglio nazionale forense, Maria Masi, e dal coordinatore dell'Organismo congressuale forense, Giovanni Malinconico, in occasione del tavolo ministeriale tenutosi qualche giorno fa con il Guardasigilli, Alfonso Bonafede.

"Il perdurare di una situazione di stallo nei tribunali non può più trovare giustificazione nel momento in cui l'intero Paese sta invece programmando la ripartenza di tutte le attività produttive e sociali" affermano CNF e OCF che, "nelle rispettive prerogative e ambiti, si impegnano pertanto ad assumere ogni iniziativa utile affinché anche per il comparto della giustizia sia possibile ripartire concretamente nell'interesse dei diritti dei cittadini".

Al vertice anche l'Unione delle Camere Penali che, con il Presidente Caiazza, ha chiesto "un intervento diretto da parte del Governo per porre fine a questa situazione e consentire in tempi rapidi il pieno ritorno alla normalità del funzionamento della macchina giudiziaria" pur sempre nel rispetto delle regole sanitarie che valgono per tutti.

Bonafede: "ci indirizziamo verso la riapertura generale"

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Al termine degli incontri tenutisi con le associazioni rappresentative dell'avvocatura, il ministro Alfonso Bonafede ha fornito rassicurazioni sul punto: "Il quadro sanitario è migliorato. La giustizia deve tornare in tempi celeri alla normalità".

Il Guardasigilli ha ribadito che "alla luce del mutato scenario, ci indirizziamo verso la riapertura generale", sottolineando che "le eccezioni dovranno essere debitamente motivate da ragioni sanitarie conclamate".

Giustizia penale in sofferenza

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Durante il vertice ministeriale, UCPI ha anche ventilato la possibilità di tenere udienze ovunque, anche nel pomeriggio, eventualmente recuperando la giornata del sabato e intervenendo per utilizzare anche il periodo ordinariamente coperto dalla sospensione feriale, in quanto "misure necessarie anche per intervenire sin da subito sull'enorme arretrato, acuito dalla chiusura".

In effetti, il periodo di lockdown ha inciso molto sui tempi dei processi e con tutta probabilità allungherà molto quelli relativi ai reati ritenuti meno gravi, ma che destano un forte allarme sociale (es. furti, risse, incidenti stradali, ecc.).

Le cause pendenti innanzi ai giudici monocratici, infatti, sono continuamente aumentate negli ultimi dieci anni (+45% dal 2010 al 2019). Come riportano i dati del Ministero della Giustizia inerenti il "Monitoraggio della giustizia penale" nel 2018 i procedimenti penali pendenti innanzi al Tribunale in composizione monocratica erano 597.657 a fronte dei 28.192 del Tribunale in composizione collegiale, dati che sono passati, nel 2019, rispettivamente a 605.399 procedimenti pendenti contro 29.373.

Le misure di contenimento

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Su una situazione già drammaticamente satura si è abbattuta l'ulteriore scure delle misure di contenimento dell'epidemia COVID-19, con un alluvione di lavoro arretrato che, se non recuperato, rischia di far crescere le ipotesi di prescrizione.

Fino allo scorso 11 maggio, infatti, salvo alcune eccezioni, molte udienze penali sono state sospese come previsto dalla normativa che ha visto la luce durante l'emergenza epidemiologica. L'avvenuto della fase 2 non sembra aver portato significativi miglioramenti, poiché è stato necessario comunque attenersi a precauzioni imposte dalla legge e dalle linee guida adottate nei singoli uffici giudiziari per evitare assembramenti e limitare il rischio di nuovi contagi. Ciò non ha affatto contribuito alla ripresa dei soliti ritmi.

Al Sole24Ore, il coordinatore del settore penale del Tribunale di Milano, Marco Tremolada ha dichiarato che sarà data priorità "ai processi che riguardano i delitti più gravi, come dispone l'articolo 132-bis delle disposizioni di attuazione al Codice di procedura penale" aggiungendo che saranno prioritariamente recuperati i processi del tribunale collegiale rispetto a quelli del monocratico.

La presidente del Tribunale di Napoli, Elisabetta Garzo, rassicura sull'allentamento dei limiti posti durante la fase emergenziale: "Da oggi ogni giudice monocratico può trattare fino a 10 processi, anziché 5. Ma sul ruolo ce ne sono almeno il doppio. L'obiettivo è ampliare ancora, anche prima del 31 luglio, se i dati sul contagio restano positivi".


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