Dopo la prima riunione del tavolo tecnico sull'equo compenso, istituito dal ministero della Giustizia con il coinvolgimento degli Ordini professionali, ecco i punti su cui si baserà la riforma

di Gabriella Lax - Ecco i pilastri su cui fare leva per attuare la riforma dell'equo compenso. A formalizzarli, lo scorso 3 luglio, il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede che, assieme al sottosegretario Jacopo Morrone, ha riunito a Roma il Tavolo tecnico degli Ordini professionali per esaminare le prime proposte finalizzate all'elaborazione di una riforma condivisa dell'equo compenso.

Equo compenso, focus sulla riforma

Il ministro Bonafede, preliminarmente, ha chiarito che il tema dell'equo compenso «Non è una questione meramente economica ma riguarda la dignità dei professionisti e il livello del contributo che essi apportano alla società- in sintesi, spiega - Vogliamo dare un messaggio concreto dell'intensa operatività con cui il ministero affronta questa tematica. Si può affermare che questo tavolo è il cervello, ovvero l'unica sede a cui spetta l'elaborazione di questa materia a vantaggio di tutte le professioni. Gli fa eco il sottosegretario Morrone, «l'obiettivo - evidenzia - è valorizzare l'attività dei professionisti che hanno un peso importante e un ruolo di primo piano nella nostra società. Non è quindi più rinviabile una riforma che consenta alle libere professioni di recuperare la centralità che spetta loro nel sistema paese, assicurando un compenso proporzionato alla quantità e alla qualità del lavoro svolto, oltre che al contenuto e alle caratteristiche della prestazione professionale».

Equo compenso, le proposte in discussione

Dall'estensione alla P.A. della disciplina dell'equo compenso e l'ampliamento della platea dei soggetti pubblici e privati che la devono applicare, all'aggiornamento dei parametri e l'istituzione al ministero di un Osservatorio nazionale permanente sull'equo compenso che riguardi tutte le professioni, sono state tante le proposte in discussione durante il proficuo incontro, vediamole più da vicino.

  • istituzione di un Osservatorio nazionale permanente sull'equo compenso che riguardi tutte le professioni presso al ministero Giustizia;
  • estensione alla Pubblica amministrazione e all'Agenzia
    delle entrate della disciplina dell'equo compenso
    , soggetti cui verrebbe vietata la conclusione di accordi a compenso zero oppure a compenso irrisorio nonché esteso il regime delle clausole vessatorie;
  • aggiornamento dei parametri, a cui andrà collegata la valutazione dell'equo compenso per tutte le professioni diverse dagli avvocati;
  • ampliamento della platea dei soggetti pubblici e privati che devono applicare la relativa normativa, riferita nello specifico a tutte le imprese con più di 50 dipendenti o con fatturato sopra i 10 milioni di euro;
  • estensione dell'equo compenso a tutti gli accordi preparatori o definitivi, vincolanti per il professionista, le cui clausole siano predisposte in maniera unilaterale dalle imprese (compresi gli accordi quadro e i casi di accordi su singoli incarichi);
  • previsione della possibilità di una class action collettiva promossa anche dai vari Ordini professionali.


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