di Gabriella Lax - Si vedono sfrecciare in bicicletta o in motorino per le strade del Paese, rapidi e pronti alla consegna di pacchi. Finora senza tutela, avevano manifestato e protestato in tutti i modi: adesso anche i rider, i "fattorini" punto cardine della gig economy, sono stati inquadrati nel Ccnl della logistica, merci e spedizioni, firmato dalle associazioni datoriali e dai sindacati di categoria (Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti).
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Rider, cosa stabilisce il contratto nazionale
Grazie al contratto i rider sono inquadrati come "personale viaggiante" con orario super flessibile. Stabilite tutele, salariali, assicurative, previdenziali, tipiche del rapporto subordinato e quelle contrattuali come assistenza sanitaria integrativa e bilateralità.
Potranno lavorare full time o part time, con 39 ore settimanali distribuibili in massimo 6 giorni a settimana e con un minimo giornaliero di 2 ore e fino a un massimo di 8, con la possibilità di coniugare la distribuzione urbana delle merci con il lavoro in magazzino. Le aziende dovranno dotarsi di Dpi (Dispositivi di protezione individuale), come caschi e pettorine catarifrangenti. Istituita inoltre la contrattazione di secondo livello.
Un grande obiettivo se si pensa ai numeri che raccontano di più di 10mila i rider nel Paese che lavorano per le piattaforme di food delivery. Per l'Inps i lavoratori che dipendono da una piattaforma online sono un milione di cui il 10% sarebbero rider e gli altri sono idraulici, traduttori e baby sitter.
I rider sono lavoratori subordinati
E' bene precisare che, il contratto appena concluso stabilisce che i rider sono lavoratori subordinati e non autonomi, come aveva chiarito in modo errato qualche decisione di tribunale. E' naturale «che questi lavoratori non possono scegliere se e quando fare una consegna, e quindi è necessario che abbiano i diritti dei lavoratori subordinati, seppur con ampi margini di flessibilità», evidenzia il Segretario Generale della Uiltrasporti Claudio Tarlazzi e il Segretario Nazionale Marco Odone.
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