L'appello-denuncia alle istituzioni dell'avvocato Miraglia, il legale della famiglia del tredicenne tolto ai genitori dal tribunale per via degli atteggiamenti troppo effeminati

di Gabriella Lax - Aveva destato scalpore qualche mese fa la notizia del tredicenne tolto ai genitori perché "troppo effeminato". Così aveva stabilito un provvedimento del Tribunale dei Minori di Venezia che ha sospeso la potestà ai genitori di un ragazzino tredicenne di Padova.

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Tribunale: «Atteggiamenti troppo effeminati»

I fatti cominciano con l'allerta da parte dei servizi sociali che nella relazione evidenziano il comportamento ambiguo e diverso del ragazzino dovuto al fatto che il suo mondo affettivo risultava legato «quasi esclusivamente a figure femminili e la relazione con la madre appare connotata da aspetti di dipendenza, soprattutto riferendosi a relazioni diadiche con conseguente difficoltà di identificazione sessuale». Si è parlato anche di presunti abusi sessuali da parte del padre, con processo concluso con un'assoluzione per l'uomo, e il primo affidamento a una comunità diurna, da cui sono partite, a seguito degli atteggiamenti dimostrati dal ragazzo, le segnalazioni dei responsabili della struttura ai servizi sociali e da qui si è arrivati al provvedimento definitivo di allontanamento dalla madre. La decisione del tribunale "giustificata" da «atteggiamenti troppo effeminati e ostentati in modo provocatorio». Dopo mesi, a riaccendere i riflettori sulla vicenda l'avvocato della famiglia Francesco Miraglia che, in una nota inviata al nostro quotidiano, chiarisce la situazione attuale: «Oltre alla discriminazione che una simile decisione porta con sé, il provvedimento è paradossalmente inattuabile, perché non prevede che venga fatto rispettare con la forza pubblica.

Il ragazzino di sua spontanea volontà non andrà sicuramente nella comunità dove sarebbe destinato, ma non è nemmeno libero di assumere una qualunque decisione che riguardi la sua vita, dalle visite mediche alla scuola superiore da frequentare». Il provvedimento infatti da un lato toglie il ragazzo ai genitori, dall'altro però lo lascia poi in seno alla sua famiglia, sebbene privato della libertà di decidere per sé.

L'avvocato della famiglia: una decisione discriminante

Prosegue l'avvocato Miraglia: «Implicitamente il tribunale, nello stabilire che il ragazzo è troppo effeminato perché vive in una famiglia di sole donne cui è molto affezionato, indica una comunità di tipo terapeutico in cui dovrebbe venire accolto. Ma come? Tratta l'effeminatezza o la presunta omosessualità come fosse una malattia? Ma dove siamo? Nel Medioevo? Nemmeno più la Chiesa cattolica ha posizioni così discriminatorie». E poi un appello finale del legale perché la storia del tredicenne non cada nel dimenticatoio «adesso che il provvedimento è stato emesso (la madre comunque ha presentato appello), dove sono i Nichi Vendola, gli Alessandro Cecchi Paone, la presidente della Camera Laura Boldrini, paladini dei diritti degli omosessuali e delle minoranze? È adesso - chiude Miraglia - che occorre farsi sentire, perché l'effeminatezza non può venire considerata una malattia né un motivo valido per strappare un ragazzino alla propria famiglia».


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