Dal 2017 saranno versate il secondo giorno bancabile, con la perdita di quasi un mese in un anno

di Marina Crisafi - Dal 1° gennaio 2017 le pensioni non saranno più pagate il primo giorno del mese ma il "secondo giorno bancabile". A prevederlo è il "noto" decreto legge n. 65/2015, emanato per porre rimedio al blocco delle pensioni dichiarato incostituzionale dalla Consulta (leggi: "In vigore il decreto legge sulle pensioni").

È lo stesso art. 6 (non modificato, sul punto dalla legge di conversione, n. 109/2015) che mentre dispone che dal giugno 2015 i pagamenti vengono effettuati il primo giorno di ciascun mese o quello successivo, se festivo o non bancabile, rinvia a decorrere dall'anno 2017 il versamento di tutte le prestazioni previdenziali corrisposte dall'Inps, ossia "trattamenti pensionistici, assegni, pensioni e indennità di accompagnamento erogate agli invalidi civili nonché le rendite vitalizie dell'Inail" al secondo giorno bancabile di ciascun mese.

Quello che può sembrare un cambiamento da poco sulla carta, a detta dell'avvocato Massimo Cammarota, civilista del foro di Roma, intervistato da Libero (leggi: "Pensioni, l'Inps cambia tutto. Così si mangia un mese di assegno") rischia di trasformarsi in un dramma per i circa 18 milioni di pensionati italiani.

"Il decreto del governo determina due cambiamenti - chiarisce il legale - il primo evidentissimo: tra primo e secondo giorno del mese. L'altra modifica consiste nel cambio da giorno non festivo a bancabile. Così la valuta degli accrediti verrebbe spostata non di un solo giorno, cosa già inaccettabile, ma ciò comporterebbe il raddoppio delle probabilità che uno dei due giorni interessati fosse festivo, con un ulteriore slittamento dei pagamenti".

E se si guarda al solo 2017, si può facilmente constatare come lo spostamento al secondo giorno bancabile comporterà un ritardo complessivo di quasi un mese (29 giorni per essere precisi) sull'intero anno. Ossia quasi un mese di valuta. Che per i pensionati può voler dire ritardi nei pagamenti e negli impegni già presi, con il rischio anche di andare in rosso, mentre per l'Inps, considerati i miliardi di euro da erogare mensilmente ai propri "clienti" significa un risparmio di milioni di euro di interessi all'anno.


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