Due giorni di estenuanti dibattiti su un'affermazione del nostro ex-premier, il Cav. Berlusconi, che ha affermato che i figli sono perseguitati come gli ebrei da Hitler (frase apparsa sull'ultimo libro di Vespa).

Nei dibattiti ho assistito al solito schieramento Pd contro Pdl, tornando così ad una opposizione di cui si sentiva forse la mancanza (o forse no?), lasciando da parte il fair play del nostro governo di larghe intese. Ciò mi ha incuriosito molto. La politica in aula si coalizza (tranne i partiti considerati outsider ovviamente) e i politici si confondono e scambiano i ruoli, mentre al di fuori si infiammano come suffragette (riferendomi ovviamente a un paio di figure femminili che nel parlare del loro leader carismatico si animano e agitano, perdendo un po' di grazia). Pare che al di fuori delle aule debbano recitare un copione che porti noi cittadini ottusi a credere che la politica sia fatta di "anima e core". In realtà ci offrono un'immagine distorta che corrisonde al bipolarismo patologico della nostra povera Italia, dalla politica all'economia (dove da un lato c'è crisi nera e dall'altro il lusso che fa volumi di affari mai visti). Un controsenso allo stato puro.

Il nostro ex ne è la prova vivente, quindi perché continuare a stupirsi delle sue (infelici) uscite? Alimentare dibattiti su quel che pronuncia un giorno sì e uno anche sembra un bel modo per evitare di affrontare quel che sta accadendo.

Grave il paragone tra figli super-privilegiati e perseguitati dal nazismo, questo è indubbio. Essere un personaggio pubblico implica un'attenzione costante su sé, sciocco pensare che la propria famiglia sia esentata da attacchi o critiche. Certo che se i comportamenti privati fossero più pudichi e discreti nessuno si preoccuperebbe tanto di voler sapere cosa fa la moglie di tizio o i figli di caio. Di quanti politici si ignora (per fortuna)  il parentame? In fondo anche i suoi delfini e delfine non si sono certo distinti per morigeratezza o discrezione, quindi perché paragonarli ai poveri ebrei, che non andavano certo in giro su trialberi in Costa Smeralda con ex-vallette oppure si dedicavano al faticoso business del calcio, magari uscendo anche con uno dei campioni stipendiati dal papi. Gli ebrei venivano perseguitati perché nati tali, perché bravi nel business e spesso più colti della media nazionale, non perché figli di un primo ministro o di un keiser.

Capisco la preoccupazione tutta paterna nei confronti del futuro dei propri figli, ma quando si è nati con la camicia personalmente provo un po' meno pena. Scusate, sono cinica per natura. Eppure mi risulta che anche questo padre lamentoso abbia egli stesso lucrato sulle defaillance della propria figlia, pubblicandone foto che lei stessa aveva fatto ritirare su una delle testate gossip di casa. Vedere il docu-film "Videocracy " per credere.

Ma forse i panni sporchi in questo caso sono rimasti in casa....

Barbara LG Sordi
Email barbaralgsordi@gmail.it

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